Futuro Digitale https://futurodigitale.infocert.it/ Tue, 30 Jul 2024 12:55:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.2 https://futurodigitale.infocert.it/wp-content/uploads/2023/07/cropped-Futuro-digitale-2-32x32.png Futuro Digitale https://futurodigitale.infocert.it/ 32 32 ERA Talent Platform: che cos’è la piattaforma online promossa dalla Commissione europea? https://futurodigitale.infocert.it/agenda-digitale/europa-digitale/era-talent-platform-che-cose-la-piattaforma-online-promossa-dalla-commissione-europea/ https://futurodigitale.infocert.it/agenda-digitale/europa-digitale/era-talent-platform-che-cose-la-piattaforma-online-promossa-dalla-commissione-europea/#respond Tue, 30 Jul 2024 12:55:24 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12151

In occasione della Conferenza Biennale 2024 di EURAXESS, tenutasi il 10 giugno scorso a Katowice (Polonia), la Commissione europea ha inaugurato la ERA Talent Platform, una piattaforma online che vuole essere uno strumento utile per i ricercatori e per le organizzazioni che operano nell’ambito della ricerca.

ERA Talent Platform: cos’è?

L’European Research Area (Spazio Europeo della Ricerca- SER) è un’iniziativa della Commissione Europea che ha come scopo quello di creare un mercato unico per la ricerca, l’innovazione e la tecnologia in Europa. L’obiettivo è quello di favorire la cooperazione tra i Paesi membri in modo da rimuovere le barriere alla mobilità dei ricercatori e facilitare la condivisione delle conoscenze e delle risorse.

La Commissione europea, con la comunicazione “Un nuovo SER per la ricerca e l’innovazione”, evidenzia l’importanza di attrarre e trattenere i ricercatori in Europa e di favorirne la carriera all’interno dell’Ue

L‘ERA Talent Platform è la piattaforma online creata nell’ambito dello Spazio Europeo della Ricerca. Tra le piattaforme online lanciate dalla Commissione europea questa ha lo scopo di mettere a disposizione di ricercatori ed istituti di ricerca e innovazione una vasta gamma di servizi. Tra essi troviamo:

  • il portale on line EURAXESS;
  • l’iniziativa HR Excellence in Research;
  • il regime pensionistico RESAVER;
  • l’Osservatorio sulle carriere nella ricerca e nell’innovazione;
  • la Piattaforma dei talenti dell’Innovazione;
  • ResearchComp.​

L’ERA Talent Platform è un contenitore che raccoglie e unisce tutti questi servizi in modo da creare una migliore interoperabilità tra le diverse iniziative.

Portale online EURAXESS

EURAXESS ricercatori in movimento è il portale web che mira a facilitare la circolazione dei ricercatori, punta a sostenere lo sviluppo della carriera e a creare condizioni per un reclutamento aperto e trasparente, oltre a promuovere la cooperazione tra le organizzazioni che svolgono attività di ricerca. 

Destinato ai ricercatori che vogliono trasferirsi in un altro paese e alle organizzazioni che svolgono attività di ricerca e desiderano entrare in contatto con i migliori talenti, il sito, tra l’altro rinnovato, consente di accedere gratuitamente ad informazioni ed assistenza personalizzate e di poter ottenere orientamento professionale e altri strumenti gratuiti.

Tra l’altro, il nuovo portale, oltre a consentire una migliorare interazione con l’utente e ad aver rafforzato le misure per la protezione dei dati personali,  permette una migliore integrazione con altri sistemi di dati come EUROPASS.

Iniziativa HR Excellence in Research

HR Excellence in Research è un premio che viene assegnato alle istituzioni e alle organizzazioni finanziatrici che si sforzano di allineare, le proprie politiche in materia di risorse umane, ai 20 principi della Carta europea dei ricercatori.

In Europa i ricercatori hanno una carriera frammentata a livello locale, regionale, nazionale o settoriale. Questo non permette all’Ue di sfruttare a pieno il suo potenziale scientifico. La Carta europea dei ricercatori garantisce a questi ultimi di godere degli stessi diritti e doveri in qualsiasi paese europeo essi lavorino.

Regime pensionistico RESAVERS

La mobilità dei ricercatori favorisce l’eccellenza nella ricerca. Al tempo stesso, quando essi si trasferiscono hanno difficoltà a mantenere le loro prestazioni pensionistiche.

RESAVER è una soluzione paneuropea per la previdenza professionale progettata per le organizzazioni di ricerca e innovazione e i loro dipendenti. Consente ai lavoratori mobili di proteggere i propri diritti pensionistici, permettendo al contempo alle organizzazioni di gestire e attrarre talenti in tutta Europa.

Osservatorio sulle carriere nella ricerca e nell’innovazione (ReICo)

​ReICO è il principale archivio di informazioni sui talenti della ricerca e dell’innovazione.​

Lo scopo dell’Osservatorio ReICO è quello di monitorare le tendenze relative ai ricercatori e, in particolare, quelle che si riferiscono alle loro carriere, alle loro competenze e alle loro condizioni di lavoro, nei paesi dell’UE e dell’OCSE e in altre grandi economie. 

Tre sono le dimensioni delle carriere di ricerca prese in esame: competenze e formazione del ricercatore, lavori e carriere, mobilità. L’osservatorio terrà sotto osservazione i sistemi nazionali di retribuzione e le condizioni di lavoro, le politiche di sicurezza sociale, la portabilità delle borse di studio e delle pensioni, i modelli di mobilità della ricerca sia a livello geografico che intersettoriale, prestando particolare attenzione alle differenze di genere e intersezionali nelle carriere di ricerca.

dati sono attualmente in fase di raccolta e saranno disponibili nella seconda metà del 2025.

Piattaforma dei talenti dell’innovazione

La piattaforma dei talenti dell’innovazione è uno strumento che vuole aiutare le imprese europee (e non solo), comprese le start-up, a trovare i talenti di cui hanno bisogno al di fuori dell’UE. 

Essa fornisce assistenza gratuita e personalizzata per trasferirsi o avviare una nuova attività in Europa. 

ResearchComp: il quadro europeo delle competenze per i ricercatori

ResearchComp è uno strumento per valutare e sviluppare le competenze trasferibili dei ricercatori e favorire lo sviluppo delle carriere.

I ricercatori sono una risorsa fondamentale per la ricerca e l’innovazione e per la società in generale. È importante che siano dotati delle competenze trasferibili necessarie per carriere efficaci e di successo in tutti i settori pertinenti della società, tra cui il mondo accademico, l’industria, la pubblica amministrazione e il settore non profit.

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Soluzioni digitali per il settore idrico: che cos’è il servizio PEC One Shot https://futurodigitale.infocert.it/digital-transformation/soluzioni-digitali-per-il-settore-idrico-che-cose-il-servizio-pec-one-shot/ https://futurodigitale.infocert.it/digital-transformation/soluzioni-digitali-per-il-settore-idrico-che-cose-il-servizio-pec-one-shot/#respond Wed, 24 Jul 2024 14:48:44 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12148

Le soluzioni digitali stanno rivoluzionando il settore utility rendendo più efficiente e sostenibile la gestione delle risorse energetiche ed idriche. In particolare, nel settore idrico, Big Data, Internet of Things, Intelligenza Artificiale stanno trasformando sia la gestione, il monitoraggio e il controllo delle infrastrutture che i processi aziendali amministrativi e contabili.

Dal punto di vista amministrativo, la digitalizzazione può semplificare lo svolgimento delle pratiche e rendere più snelli i flussi di lavoro: l’uso di chabot per la soluzione rapida dei problemi dei clienti; l’impiego di app che consentono la comunicazione dell’autolettura del contatore, il monitoraggio dei consumi, l’annuncio di eventuali interruzioni programmate dei servizi sono alcuni degli strumenti che possono favorire l’interazione con i propri utenti.

PEC e settore idrico

Uno dei grossi problemi avvertiti dai gestori dei servizi idrici nel rapporto con i cittadini è quello del mancato pagamento delle bollette.

La digitalizzazione può rivelarsi utile anche nel recupero di tali somme. A tal proposito la Regolazione della Morosità nel Servizio Idrico Integrato (REMSI), che regola le procedure da seguire per gestire le morosità nel settore, prevede che:

  • in caso di morosità dell’utente finale, trascorsi almeno 10 giorni solari dalla scadenza della fattura, il gestore può inviare un primo sollecito bonario di pagamento, mediante raccomandata con avviso di ricevimento o Posta Elettronica Certificata. Il REMSI esclude la possibilità di invio del sollecito in altre forme;
  • la comunicazione di costituzione in mora può essere inviata dal gestore all’utente finale moroso, decorsi almeno 25 giorni solari dalla scadenza delle fatture, a mezzo raccomandata o Posta Elettronica Certificata.

La Posta Elettronica Certificata assume, dunque, un ruolo fondamentale tanto nel caso di invio di solleciti bonari di pagamento sia nel caso di costituzione in mora dell’utente finale.

L’uso della PEC, anziché della raccomandata con ricevuta di ritorno, a parità di valore legale, consente una consistente riduzione dei costi amministrativi e dei tempi necessari per il disbrigo di tutte le formalità.

PEC One Shot: il servizio InfoCert utile per le diffide del settore idrico

Affinché la PEC abbia valore legale è necessario, secondo quanto dispone l’art.6 del CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale) che sia inviata “da” un indirizzo di Posta Elettronica Certificata “ad” un altro indirizzo di Posta Elettronica Certificata. Chiaramente, molto spesso il destinatario del sollecito bonario o della comunicazione di costituzione in mora non dispone di essa.

InfoCert offre ai propri clienti il servizio PEC One Shot (OS) che permette di ovviare a tale inconveniente. La PEC One Shot è una casella di Posta Elettronica Certificata offerta gratuitamente al proprio cliente, dall’Azienda del settore idrico che acquista il servizio. Il suo ciclo di vita è legato ad una singola istanza di un processo di “invio comunicazione”: la comunicazione del sollecito o della diffida o anche una richiesta di modifica contrattuale.

Affinché la casella PEC sia attivabile occorre che il destinatario disponga di un indirizzo di Posta Elettronica Ordinaria. Quest’ultimo è necessario per l’invio di un link che permetterà l’accesso al servizio.

PEC On Shot: il suo funzionamento e caratteristiche

Il funzionamento della PEC One Shot è molto semplice.

L’utente riceve un’e-mail e con un paio di click riceve la notifica a mezzo PEC del sollecito.

L’utente può poi procedere con la conferma di voler utilizzare il servizio di Posta Elettronica Certificata per la ricezione di comunicazioni relative al rapporto contrattuale. La casella PEC creata è di sola lettura.

Vediamo quali sono le principali caratteristiche della PEC One Shot:

  • ciclo di vita non superiore a 60gg;
  • richiede l’autorizzazione esplicita da parte del destinatario per la sua attivazione;
  • è utilizzabile solo in ricezione dalla casella PEC mittente assegnata al cliente;
  • può essere usata in sola lettura (non sono previste funzioni di rispondi/inoltra o scrivi nuovo messaggio);
  • consente il download dell’intera busta .eml o del singolo allegato PDF;
  • l’accesso utente avviene tramite link inviato mediante Posta Elettronica Ordinaria.

PEC One Shot: i vantaggi per il mercato idrico

Il principale vantaggio dell’uso delle PEC One Shot è quello di ridurre il numero delle raccomandate tradizionali da parte dei gestori dei servizi idrici ai propri utenti con una riduzione dei relativi costi e dei tempi di consegna delle comunicazioni che diventano, così, più rapide ed efficienti.

A questo va aggiunto che il 20% della clientela paga il bollettino dopo essere atterrata sulla Landing Page e un altro 20% completa il percorso accettando di ricevere anche la PEC.

InfoCert PEC ONE SHOT è, dunque, la soluzione ideale per l’invio delle diffide nel settore idrico in modo da ottenere una riduzione dei costi di gestione e un recupero delle somme non incassate alle regolari scadenze.

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Come ottenere SPID con delega per anziani e persone disabili  https://futurodigitale.infocert.it/cittadino-digitale/come-ottenere-spid-con-delega-per-anziani-e-persone-disabili/ https://futurodigitale.infocert.it/cittadino-digitale/come-ottenere-spid-con-delega-per-anziani-e-persone-disabili/#respond Tue, 23 Jul 2024 15:05:55 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12137

L’accesso ai servizi online della Pubblica Amministrazione, e ad un numero sempre crescente di servizi offerti dai privati, richiede il possesso dello SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale che riduce la burocrazia e favorisce i processi di digitalizzazione. 

Nonostante l’uso dell’identità digitalesia estremamente semplice, alcuni soggetti possono incontrare delle difficoltà nel suo impiego. Ad esempio, per quegli anziani che non hanno una particolare dimestichezza con la tecnologia, utilizzare lo SPID per accedere al sito dell’INPS o a quello dell’Agenzia delle Entrate (AdE) o per consultare online il proprio Fascicolo Sanitario Elettronico, può risultare complesso. 

Proprio per venire incontro alle esigenze di questi soggetti, come pure dei disabili, alcune Pubbliche Amministrazioni hanno previsto la possibilità di delegare, ad una persona di fiducia, l’accesso ai propri servizi online

SPID delega: come farla 

Sia l’INPS, che l’Agenzia delle Entrate, come pure l’Agenzia delle Entrate-Riscossione consentono, a quei soggetti che hanno difficoltà o sono impossibilitati ad utilizzare i servizi online offerti dai rispettivi portali, di delegare una persona di fiducia per accedere ad essi ed operare nel loro interesse.  

Questi enti prevedono una delega SPID. Infatti, affinché una persona possa usare i servizi online al posto dell’anziano o del disabile è necessario presentare un’apposita delega. Vediamo nel dettaglio come fare. 

SPID per anziani: le istruzioni per accedere al sito dell’INPS 

La registrazione della delega di una persona anziana presso l’INPS può essere fatta online attraverso la sua area riservata “MyINPS“. Chiaramente, poiché per l’accesso è necessario essere in possesso dello SPID (ma vanno bene anche CIE o CNS), la delega può essere fatta, sfruttando questo canale, solamente se l’anziano già dispone di una sua identità digitale. 

Una volta entrati nell’area riservata, basta andare nella sezione “Deleghe identità digitali“. È necessario avere a portata di mano i dati identificativi della persona di fiducia che si vuole delegare e il suo codice fiscale, in quanto tali informazioni sono richieste per poter completare la procedura. La delega conferita è attiva immediatamente. 

A questo punto il delegato, per operare per conto dell’anziano, deve accedere al sito dell’INPS con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS. Gli verrà chiesto se vuole operare per sé stesso o per conto del delegante. Scegliendo questa seconda opzione potrà svolgere tutte le operazioni necessarie per conto dell’anziano

In alternativa, ad esempio nel caso in cui l’anziano non disponesse dello SPID, è possibile recarsi presso una qualsiasi struttura territoriale dell’INPS, con una copia del documento di riconoscimento dell’anziano e una copia delmodello AA08 debitamente compilato.  

SPID per disabili: le istruzioni dell’INPS 

La delega dell’identità digitale può essere richiesta anche da parte dei tutori, curatori ed amministratori di sostegno per le persone sottoposte a tutela

Anche in questo caso la delega può essere presentata in due modi diversi, ma non è possibile avvalersi del sito web per completare la procedura

I documenti necessari sono: 

  • copia del documento di riconoscimento del soggetto delegato e del tutelato
  • autocertificazione o copia del provvedimento di nomina emesso dal giudice

I documenti possono essere consegnati o direttamente presso una qualsiasi struttura territoriale dell’INPS oppure inviati a mezzo PEC alla struttura territorialmente competente. In questa seconda ipotesi è necessario che essi siano firmati digitalmente

Come ottenere SPID per anziani: le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate 

Anche l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione prevedono la possibilità di delegare l’accesso ai servizi da parte dell’anziano ad una persona di propria fiducia. 

La delega va presentata direttamente online, dall’area personale del sito, utilizzando la sezione “Il tuo profilo/Deleghe/Persone di fiducia“. Chiaramente, come già detto per l’INPS, questa soluzione è possibile solamente se chi conferisce la delega è già in possesso dello SPID o di CIE o CNS che gli consentono di accedere al sito. 

In alternativa è possibile

  • scaricare dal sito dell’AdE un apposito modulo, compilarlo ed inviarlo come allegato ad una PEC indirizzata ad una qualsiasi Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate
  • consegnare il modulo compilato presso un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate
  • conferire la delega usando il servizio online di video-chiamata che può essere prenotato dal sito AdE alla sezione “Prenota Appuntamento“. 

Una volta ottenuta l’autorizzazione ad utilizzare i servizi online dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Entrate/Riscossione per conto dell’anziano, la persona di fiducia, per accedere al sito per conto del delegante, deve entrare nel portale con le proprie credenziali e, successivamente, deve usare la funzione “Cambia utenza“.  

A questo punto gli viene chiesto se vuole operare per se stesso o per il delegante. Se sceglie questa seconda opzione deve inserire il codice fiscale dell’anziano per conto del quale intende agire. 

Anche i tutori, i curatori speciali, gli amministratori di sostegno possono  

richiedere l’abilitazione per accedere ai servizi online dell’AdE e dell’Agenzia Entrate-Riscossione per conto dei soggetti che rappresentano

Come fare lo SPID nel caso di ammalati di lunga durata 

Anche nel caso di persone allettate per lunga durata, ricoverate o impossibilitate a recarsi presso gli sportelli dell’INPS o dell’Agenzia delle Entrate a causa di patologie, è prevista la possibilità di conferire una delega. Questa deve essere presentata direttamente dalla persona di fiducia delegata

Nel caso dell’INPS occorre portare con sé: 

  • l’attestazione sanitaria prodotta da un medico del SSN attestante l’impossibilità del delegante a recarsi presso lo sportello
  • il documento di identità del delegante (l’originale); 
  • una copia del documento di identità del delegato

Mentre nel caso dell’Agenzia delle Entrate i documenti da portare sono: 

  • l’apposito modulo compilato; 
  • l’attestazione dello stato di impedimento dell’interessato, rilasciata dal suo medico di medicina generale. Nel caso di soggetti ricoverati, anche temporaneamente, in una struttura sanitaria/residenziale, l’attestazione può essere rilasciata da un medico, autorizzato per legge, della struttura stessa; 
  • il documento di identità dell’interessato (è sufficiente una copia); 
  • una copia del documento di identità del delegato

Come richiedere lo SPID: alcuni consigli utili 

In tutti i casi esaminati, affinché la persona delegata possa accedere ai siti della Pubblica Amministrazione per conto del delegante, deve disporre di un proprio SPID

Chi non è il possesso di una sua identità digitale, non può ricevere la delega in quanto non è in grado di accedere sul sito dell’INPS o dell’Agenzia delle Entrate da cui poi scegliere l’utenza sulla quale operare. 

Grazie ad InfoCert SPIDè possibile ottenere le proprie credenziali di accesso a tutti i siti della Pubblica Amministrazione in pochi minuti. 

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Marca da bollo e quietanze di pagamento: quali sono i casi d’esenzione? https://futurodigitale.infocert.it/lavoro-digitale/marca-da-bollo-e-quietanze-di-pagamento-quali-sono-i-casi-desenzione/ https://futurodigitale.infocert.it/lavoro-digitale/marca-da-bollo-e-quietanze-di-pagamento-quali-sono-i-casi-desenzione/#respond Mon, 22 Jul 2024 10:15:35 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12130

La marca da bollo deve essere applicata sulla quietanza di pagamento rilasciata con apposito documento, distinto dalla fattura già assoggettata ad imposta di bollo: è questo il parere dell’Agenzia delle Entrate (AdE) espresso con la Risposta n.129 del 5/6/2024.

Il caso esaminato dall’AdE

L’interpello è stato presentato da un ente che, nell’ambito della propria attività emette fatture esenti da IVA nei confronti di soggetti pubblici, alcuni dei quali con natura di Amministrazioni dello Stato. Tali fatture sono soggette ad imposta di bollo a carico dell’istante stesso ai sensi dell’art.8 del DPR 642/1972 (Testo unico imposta di bollo) il quale prevede che “nei rapporti con lo Stato l’imposta di bollo, quando dovuta, è a carico dell’altra parte, nonostante qualunque patto contrario“.

L’ente rilascia delle quietanze di pagamento con apposito documento distinto dalla fattura, già assoggettata ad imposta di bollo, e chiede se possa essere applicata, alle quietanze, l’esenzione prevista dalla nota 2art.13, della tariffa allegato A al DPR 642/1972.

Il parere dell’Agenzia delle Entrate

L‘Agenzia delle Entrate, nella Risposta n.129 del 5/6/2024, afferma che sulle quietanze di pagamento rilasciate con documento distinto dalla fattura è dovuta l’imposta di bollo, se l’importo supera euro 77,47.

A tale conclusione si giunge tenuto conto che:

  • l’art.1 del DPR 642/1972 stabilisce che “sono soggetti all’imposta di bollo gli atti, documenti e i registri indicati nell’annessa tariffa“;
  • l’art.13, c.1, della Tariffa allegata al decreto in esame stabilisce che l’imposta di bollo si applica nella misura di 2 euro per ogni esemplare per le “fatture, note, conti e simili documenti, recanti addebitamenti o accreditamenti, anche non sottoscritti, ma spediti o consegnati pure tramite terzi; ricevute e quietanze rilasciate dal creditore, o da altri per suo conto, a liberazione totale o parziale di una obbligazione pecuniaria“;
  • la nota 2 del medesimo articolo 13, c.1, prevede che “l’imposta non è dovuta:

a) quando la somma non supera euro 77,47 a meno che si tratti di ricevute o quietanza rilasciate a saldo per somma inferiore al debito originario, senza la indicazione di questo o delle precedenti quietanze, ovvero rilasciata per somma indeterminata;

b) per la quietanza o ricevuta apposta sui documenti assoggettati all’imposta di bollo o esenti“.

Pertanto, affinché la quietanza sia esente da marca da bollo è necessario che essa sia fisicamente apposta sul documento già assoggettato ad imposta di bollo o esente.

Nel caso in esame, poiché la quietanza si sostanzia in un documento distinto dalla fattura che ha già scontato il pagamento della marca di bollo, essa è soggetta all’imposta secondo la regola generale.

Marca da bollo e quietanze di pagamento: un quadro di sintesi

In sintesi, tenuto conto del parere dell’Agenzia delle Entrate, le regole da seguire relativamente all’applicazione della marca da bollo sulle quietanze, sono le seguenti:

  • ricevuta di importo superiore a 77,47 euro

    • la marca da bollo si applica se la quietanza costituisce un documento distinto rispetto alla fattura che ha già scontato l’imposta o è esente;
  • la marca da bollo non si applica se la quietanza è fisicamente apposta sulla fattura che ha già scontato l’imposta di bollo o è esente;
  • ricevuta di importo pari o inferiore a 77,47 euro 
  •  la marca da bollo non si applica sia se la quietanza costituisce un documento distinto rispetto alla fattura che ha già scontato l’imposta o è esente, sia nel caso in cui la quietanza è fisicamente apposta sulla fattura che ha già scontato l’imposta di bollo o è esente;
  • la marca da bollo si applica se si tratta
    • di ricevute o quietanze rilasciate a saldo per somma inferiore al debito originario, senza la indicazione di questo o delle precedenti quietanze;
  • di ricevute o quietanze rilasciate per somma indeterminata.

Marca da bollo: i pareri precedenti dell’AdE

Le argomentazioni contenute nella Risposta n.129 del 5/6/2024 non si discostano dal precedente parere espresso dall’Agenzia delle Entrate, sul tema della marca da bollo, con la Risposta n.21 del 05/02/2020.

In quella sede il Comune istante faceva presente che, per i mandati di pagamento e gli ordinativi di incasso che invia al tesoriere, si applica l’esenzione dall’imposta di bollo (prevista dall’articolo 27 della Tabella allegata al D.P.R. n. 642 del 1972), in quanto, nel contesto dei rapporti tra l’ente e il tesoriere, quest’ultimo è assimilato ad un agente contabile (ai sensi dell’articolo 93, c. 2, del Dlg 267/2000). 

Pertanto, chiedeva di confermare se sia corretto ritenere che le quietanze emesse dal tesoriere per conto del Comune, afferenti mandati di pagamento in contanti, siano esenti dall’imposta di bollo.

L’Agenzia delle Entrate chiariva che le quietanza, in via generale, devono essere assoggettate ad imposta di bollo.

Quest’ultima non è dovuta nel caso di quietanze relative a fatture quando fisicamente apposte su fatture esenti IVA o già assoggettate all’imposta di bollo.

L’Agenzia dell’Entrate, quindi, con la nuova Risposta si allinea a quanto affermato in precedenza ribadendo che le quietanze emesse separatamente dalle fatture costituiscono nuovi atti impositivi secondo quanto previsto dalle regole generali.

Marca da bollo 2 euro

Nei casi in cui deve essere applicata la marca da bollo, la sua misura è di 2 euro per ogni esemplare.

Si ricorda, come già detto in precedenza, che nei rapporti con lo Stato l’imposta di bollo, quando dovuta, è a carico dell’altra parte, nonostante qualunque patto contrario. Negli altri casi la marca da bollo è a carico del debitore, cioè del contribuente che emette il documento (fattura o quietanza). Tuttavia, la responsabilità del versamento dell’imposta e le eventuali sanzioni ricadono in solido su entrambe le parti.

Versamento dell’imposta di bollo

Per quanto riguarda le modalità di versamento dell’imposta di bollo va ricordato che esse sono disciplinate nella L.296/2006 e sono il pagamento dell’imposta mediante la classica marca da bollo comprata dal tabaccaio, la marca da bollo virtuale; il versamento dell’imposta di bollo in maniera virtuale su documenti digitali rilevanti ai fini tributari; la marca da bollo online, ovvero il versamento mediante servizio @e.bollo su istanze e documenti rivolti alle pubbliche amministrazioni con modalità telematica.

L’Agenzia delle Entrate, nella Risposta n.129/2024, ricorda che, nel caso di quietanze, l’imposta di bollo può essere assolta in due modi diversi:

  • marca da bollo cartacea, mediante intermediario convenzionato con l’AdE, il quale rilascia, con modalità telematiche, apposito contrassegno;
  • marca da bollo virtuale, mediante pagamento dell’imposta all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate o ad altri uffici autorizzati o mediante versamento in c/c postale. Per poter sfruttare questa modalità di versamento dell’imposta l’interessato deve presentare all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate territorialmente competente apposita richiesta di autorizzazione e seguire tutti gli adempimenti previsti dall’art.15 del DPR 642/1972.
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Benefici economici e ambientali della PEC: i vantaggi della Posta Elettronica Certificata https://futurodigitale.infocert.it/trasformazione-digitale/pec-benefici-economici-ed-ambientali/ https://futurodigitale.infocert.it/trasformazione-digitale/pec-benefici-economici-ed-ambientali/#respond Tue, 16 Jul 2024 15:16:08 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12126

Introdotta in Italia da quasi 20 anni la PEC, acronimo di Posta Elettronica Certificata, ha rivoluzionato il modo in cui le aziende e le persone comunicano tra loro

Secondo i dati diffusi dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale), al termine del 3° trimestre 2023, nel nostro Paese vi erano quasi 16 milioni di caselle PEC attive, tra PEC per privati e PEC per professionisti, per un totale di messaggi scambiati dall’inizio dell’anno di circa 2 miliardi e mezzo: cifre che evidenziano come questo strumento, che può essere considerato il primo del Digital Trust italiano, sia ampiamente diffuso.

La sua semplicità di utilizzo e il valore legale dei messaggi inviati e ricevuti, ne hanno sicuramente favorito l’impiego. La PEC, infatti, si usa come la tradizione posta elettronica, con il vantaggio di essere equiparata ad una raccomandata con ricevuta di ritorno. Per certificare l’invio e la ricezione di un messaggio di PEC, il gestore di posta invia al mittente una ricevuta che costituisce prova legale dell’avvenuta spedizione del messaggio e dell’eventuale documentazione allegata.

Allo stesso modo, il gestore invia al mittente la ricevuta di avvenuta (o mancata) consegna del messaggio, con precisa indicazione temporale.

Tuttavia, questo non è il solo vantaggio che si può trarre dall’impiego della Posta Elettronica Certificata.

PEC mail: benefici economici

Usare la PEC anziché la classica raccomandata con ricevuta di ritorno permette di sostenere costi molto più contenuti. Il primo costo che si abbatte è quello dell’affrancatura. La spesa annuale da sostenere per una casella PEC equivale a quella relativa all’invio di un paio di raccomandate, con il vantaggio che una volta attivato il servizio si può inoltrare un numero illimitato di messaggi. E’ stata proprio questa, molto probabilmente, la principale ragione della diffusione di questo strumento tra aziende, professionisti e privati.

Il risparmio si amplifica in alcuni casi, come quello delle aziende che hanno bisogno di effettuare invii massivi. La PEC, infatti, può essere utile ogni volta che si ha bisogno di avere una conferma della ricezione del messaggio. Così, ad esempio, se si ha la necessità di comunicare ai propri clienti di aver modificato le proprie condizioni contrattuali, dovendo inoltrare un numero consistente di comunicazioni, il taglio dei costi diventa ancora più sostenuto. Al tempo stesso si automatizzano azioni ripetitive, si riduce la possibilità di commettere errori ed è più facile tenere sotto controllo gli esiti degli invii.

Ma i benefici economici non si fermano qui: inviare una PEC anziché una raccomandata significa non aver bisogno di effettuare stampe di documenti. Questo riduce il consumo di carta (fogli, buste, ricevute) e di inchiostro, con un ulteriore taglio dei costi. Allo stesso tempo si ha una maggiore efficienza e velocità delle comunicazioni.

Per conservare i documenti cartacei sono necessari grandi spazi di archiviazione che comportano il sostenimento di ingenti costi di gestione e di manutenzioneCon la Posta Elettronica Certificata si passa all’archiviazione digitale, riducendo gli spazi fisici necessari e i relativi costi.

Aggiungiamo a tutto questo anche il fatto che un messaggio di Posta Elettronica Certificata può essere inviato tranquillamente dall’ufficio o da casa evitando così di sottrarre tempo al proprio lavoro o ai propri impegni familiari.

PEC e benefici ambientali

Riducendo il consumo di carta, la PEC non comporta solamente benefici economici, ma anche ambientali. La produzione della carta ha conseguenze negative sul fenomeno del disboscamento e determina un consumo notevole di acqua e di prodotti chimici necessari per la sua fabbricazione.

Utilizzare la PEC, anziché i tradizionali servizi postali, permette di ridurre sensibilmente gli spostamenti fisici necessari per la consegna e la ricezione dei documenti e quindi, di tagliare le emissioni di CO2 dovute all’uso dei veicoli impiegati nel trasporto della corrispondenza.

Dunque, optare per l’invio di una PEC anziché di una tradizionale raccomandata, significa fare una scelta di sostenibilità e contribuire alla tutela dell’ambiente e alla riduzione dell’inquinamento.

Benefici economici ed ambientali della PEC in cifre

La ricerca Benefici e opportunità della PEC: pilastro dei servizi digitali del futuro, condotta da IDC (International Data Corporation) in collaborazione con Aruba, InfoCert-Tinexta Group e TIM Enterprise, ci permette di quantificare quelli che sono stati, fino ad oggi, i benefici economici ed ambientali della PEC e di fare delle previsioni per il futuro.

Secondo l’inchiesta l’uso della PEC, al posto della posta cartacea, ha permesso di risparmiare circa 3,5 miliardi di euro nel periodo compreso tra il 2008 e il 2022.

Mentre nel periodo che va tra il 2023 e il 2026 si stima di poter risparmiare circa 2,5 miliardi di euro, di cui circa 650 milioni di euro nel solo 2026.

Proprio in quest’anno si prevede un considerevole aumento delle PEC attive che dovrebbero arrivare a circa 20 milioni con uno scambio di quasi 3,5 miliardi di messaggi certificati.

Dal punto di vista ambientale, l’impiego della PEC porterà nel 2026 ad una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 107 mila tonnellate, mentre verranno salvati oltre 70 mila alberi grazie ad un minor impiego di carta e si risparmieranno circa 1,7 milioni di metri quadrati per l’archiviazione fisica dei documenti cartacei.

La PEC: una scelta consapevole

Adottare la PEC non significa solamente scegliere una forma di comunicazione efficiente e sicura, ma anche tagliare i costi legati alla gestione della corrispondenzaridurre il consumo di carta e contrastare l’inquinamento.

Scegliere la Posta Elettronica Certificata, quindi, è vantaggioso da un punto di vista economico e contribuisce a creare una società moderna, efficiente e sostenibile.

Sostituire la corrispondenza cartacea con la PEC significa essere aziende e privati che fanno la loro parte per contribuire alla salvaguardia del pianeta.

Se ancora non hai una PEC puoi scegliere InfoCert PEC, la Posta Elettronica Certificata per ogni esigenza che ti permette di ridurre i costi e aiutare l’ambienteInfoCert, con le sue tecnologie, semplifica le relazioni tra imprese, cittadini e PA che ogni giorno scelgono innovazione e sostenibilità. 

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Tap To Pay: come la tecnologia NFC trasforma lo smartphone in un POS https://futurodigitale.infocert.it/tecnologie-digitali/tap-to-pay-come-la-tecnologia-nfc-trasforma-lo-smartphone-in-un-pos/ https://futurodigitale.infocert.it/tecnologie-digitali/tap-to-pay-come-la-tecnologia-nfc-trasforma-lo-smartphone-in-un-pos/#respond Mon, 15 Jul 2024 13:05:16 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12122 Grazie alla tecnologia NFC stiamo assistendo ad una continua evoluzione nel mercato dei pagamenti. Secondo i dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, in Italia i pagamenti contactless tramite NFC stanno raddoppiando anno dopo anno8 pagamenti digitali su 10 utilizzano questa tecnologia.

E sempre grazie alla tecnologia NFC, oggi è possibile trasformare lo smartphone in un POS ed accettare pagamenti mediante carte di credito, di debito e prepagate.

Anche in Italia, dal maggio scorso, è disponibile il Tap to Pay, un metodo di pagamento che permette di elaborare le transazioni senza bisogno di acquistare appositi dispositivi: grazie a questo sistema è possibile, infatti, utilizzare il proprio iPhone al posto del terminale POS.

Vediamo in cosa consiste esattamente il Tap To Pay, come funziona e quali vantaggi presenta.

Tap To Pay: cos’è e come funziona?

Il Tap To Pay, letteralmente “toccare per pagare”, è un sistema di pagamento denominato anche SoftPOS grazie al quale è possibile accettare pagamenti digitali, tramite carta, wallet e smartwatch, con il proprio telefono cellulare.

Il funzionamento è estremamente semplice: basta digitare l’importo dovuto in un’apposita App presente sull’iPhone, avvicinare la carta allo smartphone e il pagamento è effettuato. 

Affinché l’esercente possa utilizzare il Tap To Pay è necessario individuare un provider ed attivare il servizio. Basterà quindi installare l’App del proprio fornitore di servizi sul telefono e accedere ad essa con le proprie credenziali: con pochi semplici passaggi è possibile trasformare lo smartphone in un POS.

Attualmente, le società che hanno sviluppato un’App di pagamento ed hanno integrato questa soluzione sono Adyen, myPOS, Nexi, Revolut, Stripe, SumUp e Viva. A breve il servizio sarà offerto anche da Fabrick, Numia e Sella. 

Il costo, per l’esercente, varia a seconda della società di cui ci si avvale, ma chiaramente non ci sono costi fissi da sostenere, come accade invece per il terminale POS, poiché la società non fornisce nessun dispositivo.

NFC cos’è?

Alla base del Tap To Pay vi è la tecnologia NFC, acronimo di Near Field Communication, cioè una forma di comunicazione wirless a corto raggio che consente lo scambio di dati tra due dispositivi compatibili posizionati ad una breve distanza l’uno dall’altro

Nato dall’evoluzione della tecnologia RFID (link al pezzo “Tecnologia NFC: la roadmap per il futuro e le differenze con la RFID”), applicata inizialmente in ambito militare, l’NFC lo usiamo ogni volta che effettuiamo un pagamento contactless con il nostro smartphone o con uno smartwatch o ancora con una carta di pagamento fisica: quando li avviciniamo ad un terminale POS, l’NFC permette il trasferimento, in modo rapido e sicuro, delle informazioni di pagamento.

Ma in realtà l’NFC non viene usato solamente nell’ambito dei pagamenti: esso viene impiegato anche per l‘invio di files o nei badge e negli e-ticket.

Anche la richiesta dello SPID può essere fatta con NFC utilizzando la Carta di Identità Elettronica (CIE), o il Passaporto elettronico, ed uno Smartphone. SPID InfoCert, ad esempio, permette di richiedere la propria identità digitale impiegando proprio questa tecnologia.

Le caratteristiche di NFC

La tecnologia NFC funziona grazie ad un chip che si trova, sia nella maggior parte degli smartphone moderni, che nei terminali POS, e che permette la comunicazione bidirezionale tra i due. 

Una caratteristica fondamentale dell’NFC, che ne ha consentito un’ampia diffusione nell’ambito dei pagamenti, è la sua sicurezza. Il Tap To Pay impiega un processo che prende il nome di tokenizzazione. In pratica i dati che vengono trasmetti tra i due dispositivi non sono quelli reali della carta di credito: il sistema crea, ad ogni transazione, un token univoco che non contiene informazioni sensibili, e che può essere usato una sola volta in modo da garantire la protezione delle informazioni personali durante la transazione.

Ad accrescere i livelli di sicurezza dei pagamenti effettuati grazie alla tecnologia NFC vi è la possibilità di aggiungere il riconoscimento biometrico per autorizzare il pagamento o la richiesta di un codice d’accesso.

Inoltre, alcuni dispositivi incorporano anche un componente hardware detto Secure Element che serve a proteggere i dati sensibili anche nel caso in cui esso dovesse essere compromesso e permette di archiviare in modo sicuro le informazioni di pagamento e le chiavi crittografiche.

Tap To Pay: quali vantaggi presenta

Il sistema Tap To Pay, avvalendosi della tecnologia NFC, risulta essere sicuro sia per gli esercenti che per i clienti. Le transazioni sono criptate e i dati relativi alle carte impiegate non sono mai memorizzati.

Inoltre, i pagamenti avvengono in maniera veloce: ciò riduce i tempi di attesa alle casse e migliora l’esperienza dei clienti.

Sicuramente potranno trarre vantaggio dall’uso del Tap To Pay, non solo i tradizionali negozi al dettaglio o i piccoli esercenti, ma anche tutti coloro che lavorano senza una sede fissatassisti, artigiani, ambulanti, o coloro che partecipano a fiere o effettuano consegne a domicilio.

Un altro aspetto sicuramente gradito da molti piccoli imprenditori è dato dall’assenza di costi per l’acquisto o il noleggio del terminale POS. Per quanto concerne, invece, le commissioni percentuali che gli esercenti devono sostenere per accettare pagamenti tramite il Tap To Pay su iPhone, esse variano a seconda del tipo di carta usata dal cliente e dal paese in cui essa è stata emessa.

Il Tap To Pay può risultare utile anche come eventuale POS secondario, ad esempio nel caso di problemi di funzionamento di quello principale.

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Firma PAdES e gestione cataloghi MePA: le implicazioni per gli operatori economici https://futurodigitale.infocert.it/agenda-digitale/firma-formato-pades-e-cataloghi-mepa/ https://futurodigitale.infocert.it/agenda-digitale/firma-formato-pades-e-cataloghi-mepa/#respond Tue, 09 Jul 2024 13:43:36 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12117

Dal 2 marzo 2024 la firma PAdES può essere utilizzata sul portale Acquisti in rete PA nella gestione dei cataloghi MePA. Rimane sempre la possibilità di firmare i documenti con la firma digitale in formato CAdES.

Cosa cambia nella gestione dei cataloghi

Il MePa (Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione) è un mercato telematico, presente all’interno del portale Acquisti in Rete, attraverso il quale la Pubblica Amministrazione effettua acquisti di beni, servizi e lavori di manutenzione, al di sotto della soglia comunitaria.

Gli operatori economici che intendono vendere sul MePA devono essere registrati ed abilitati: in fase di registrazione è richiesto il possesso dello SPID o della CIE necessari anche per l’accesso alla piattaforma.

L’azienda che ha ottenuto l’abilitazione può gestire il proprio catalogo MePA: grazie ad esso l’impresa può presentare i propri prodotti alle Pubbliche Amministrazioni. È chiaro, quindi, l’importanza che il catalogo riveste per ogni azienda abilitata sulla piattaforma.

Una volta compilato il proprio catalogo esso dovrà essere firmato dal legale rappresentate dell’impresa: fino al 2 marzo 2024 i files di pubblicazione potevano essere firmati solamente con il formato CAdES, mentre successivamente a tale data è possibile usare anche la firma digitale PAdES.

CAdES e PAdES: quali le differenze?

I formati più diffusi per la firma digitale sono CAdES e PAdES: entrambi creano un file associato ad un documento, generato dal software di firma in base ad alcune specifiche relative al documento da firmare e al tipo di certificato del firmatario. Quello che cambia, tra i due formati, è il modo in cui il nuovo file viene associato al documento.

Quando apponiamo una firma digitale CAdES, il documento firmato e il file con la firma digitale sono inseriti in una busta che consiste in un file la cui estensione è .p7m. Il documento, una volta firmato, cambia il suo nome e, l’estensione .p7m si aggiunge a quella già esistente: se, ad esempio, il file da firmare si chiama “pippo.docx” una volta firmato con firma CAdES diventa “pippo.docx.p7m.”.

Questo sistema offre il vantaggio di poter firmare documenti di vario formato (.docx, .xlsx, .pdf, ecc..), anche se è preferibile usare sempre il formato .pdf. Tuttavia, usando il formato CAdES, per poter verificare la firma digitale è necessario usare uno specifico software in mancanza del quale il file .p7m non può essere aperto, ad esempio può essere utile l’impiego di Infocert Gosign Desktop.

Come si è detto, dal mese di marzo, nella gestione dei cataloghi MePA è possibile usare anche la firma PAdES che si differenzia dalla precedente in quanto il file contenente la firma digitale è incorporato direttamente nel documento stesso: ciò può essere ottenuto grazie alle caratteristiche del formato .pdf. Di conseguenza la firma in formato PAdES può essere apposta solamente su files .pdf. Questi ultimi non cambiano il loro nome una volta firmati digitalmente e la verifica della firma digitale può essere fatta con un comune software in grado di leggere files Portable Document Format, come ad esempio Adobe Acrobat Reader.

Gestione catalogo MePA

Gli operatori economici possono gestire il proprio catalogo attraverso la specifica sezione presente sul Cruscotto dei Legali Rappresentanti e dei Collaboratori autorizzati.

Dal menù laterale a sinistra, selezionando il pulsante Gestione catalogo, è possibile caricare il proprio catalogo.

Tutte le attività vanno inviate in approvazione. Durante questa fase viene verificata la congruenza degli attributi inseriti per gli articoli con quanto previsto dalla documentazione di riferimento. Tale fase è prevista sia per i nuovi inserimenti, che per le modifiche e le cancellazioni di articoli. Gli articoli approvati devono poi essere inviati in pubblicazione.

Gli effetti delle nuove modifiche introdotte per gli operatori economici

La possibilità di firmare i cataloghi MePA anche con il formato PAdES si riflette sul caricamento di questi documenti.

Infatti, a partire dal 2 marzo 2024, se si cerca di caricare dei documenti di catalogo generati prima di tale data, viene visualizzato il messaggio di errore “Il documento non corrisponde a quello generato“.

Tutti i documenti in attesa di firma vengono considerati in errore. Gli articoli caricati in precedenza tornano ad essere nello stato approvato in modo da permettere di generare nuovamente il file per la firma digitale.

Riassumendo, attualmente è possibile impiegare sia la firma digitale CAdES che PAdES nei documenti generati automaticamente dal sistema:

  • nell’abilitazione degli operatori economici al MePA;
  • per l’abilitazione, la delega e il subentro degli utenti delle stazioni appaltanti;
  • per l‘invio del flusso di fatturato.

Anche i documenti generati automaticamente dal sistema nelle procedure negoziali (trattative dirette, confronti tra preventivi, richieste di offerte, appalti specifici, gare ASP e gare) possono essere firmati in formato CAdES o in formato PAdES. Tuttavia, qualora si impieghi il formato PAdES, il sistema visualizza un messaggio di errore, ma consente comunque di continuare con l’invio.

MePA: indispensabile il possesso della firma digitale

L’uso dello SPID per l’accesso e per la registrazione alla piattaforma MePA, l’impiego della firma digitale per la gestione del catalogo e per completare le transazioni, e quello della PEC, necessaria anch’essa per perfezionare le vendite all’interno del

Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione, rappresentano un passo fondamentale verso la digitalizzazione dei processi di acquisto pubblico.

Le aziende che intendono lavorare con la Pubblica Amministrazione (ricevere ordini, rispondere ad inviti di presentazione offerte, partecipare a negoziazioni aperte) devono presentare una documentazione che deve essere accompagnata sempre dalla firma digitale che attribuisce validità legale ai documenti informatici e assicura il non ripudio da parte del sottoscrittore.

Non disporre della firma digitale, per un’azienda, significa precludersi la possibilità di vendere beni e servizi alla Pubblica Amministrazione e quindi rinunciare ad un’importante fetta di mercato.

InfoCert, azienda specializzata nel settore, offre una gamma completa di prodotti dedicati al mondo digitale, per imprese, professionisti e privati. Con Firma Digitale InfoCert è possibile scegliere, tra le varie soluzioni proposte, quella più adatta alle proprie esigenze.

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Modello F24 e compensazione dei debiti: che cosa cambia da luglio 2024 https://futurodigitale.infocert.it/cittadino-digitale/modello-f24-e-compensazione-dei-debiti-che-cosa-cambia-da-luglio-2024/ https://futurodigitale.infocert.it/cittadino-digitale/modello-f24-e-compensazione-dei-debiti-che-cosa-cambia-da-luglio-2024/#respond Wed, 03 Jul 2024 14:10:57 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12112

L’art. 1, commi da 94 a 98 della L.213/2023 e l’art. 4, commi 2 e 3, del DL. 39/2024 hanno introdotto importanti novità sul tema delle compensazioni tra debiti e crediti tributari effettuate mediante il modello F24.

Le nuove norme, che si applicano a partire dal 1° luglio di quest’anno, hanno essenzialmente due scopi: il primo consiste nella riduzione degli oneri della riscossione, mentre il secondo riguarda il tentativo di contenere possibili condotte illecite attraverso delle più agevoli procedure di controllo sulle compensazioni.

Vediamo cosa cambia per l’F24, in base alle nuove disposizioni, e i chiarimenti forniti dalla Circolare 16/E del 28/06/2024.

F24: nuove regole di presentazione in caso di compensazioni

Fino al 30 giugno 2024 la presentazione del modello F24 con compensazione tra debiti e crediti tributari, doveva avvenire:

  • esclusivamente mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate (AdE), nel caso di F24 con saldo pari a zero;
  • indifferentemente mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’AdE o mediante quelli messi a disposizione dagli intermediari della riscossione convenzionati con l’AdE (banche, poste, ecc….) nel caso di F24 con saldo positivo.

A partire dal 1° luglio 2024 tutte le deleghe di pagamento che contengono la compensazione di debiti e crediti tributari, di qualunque natura e genere, dovranno essere trasmesse mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate: quindi sia gli F24 con saldo a zero che gli F24 con saldo positivo.

Potranno continuare ad essere utilizzati i servizi messi a disposizione dagli intermediari della riscossione convenzionati con l’AdE solamente in caso di presentazione delle deleghe di pagamento nelle quali non viene effettuata nessuna compensazione.

Le nuove norme, come detto, si applicano a partire dal 1° luglio 2024. Nel caso di F24 con saldo positivo, il fatto che la prenotazione delle deleghe per mezzo dei servizi telematici degli intermediari convenzionati sia stata effettuata prima di tale data, non è sufficiente al rispetto della normativa, come pure non lo è il fatto che le deleghe siano state inviate ai soggetti convenzionati prima di tale data: ciò che rileva, infatti, è la data di esecuzione della delega da parte dell’intermediario convenzionato.

Compensazione crediti INPS ed INAIL

Le novità introdotte riguardano tutte le compensazioni: sia quelle orizzontali (cioè le compensazioni tra debiti e crediti tributari di diversa natura), che quelle verticali (cioè le compensazioni tra debiti e crediti tributari della stessa natura) e si estendono anche ai crediti maturati nei confronti dell’INPS e dell’INAIL.

Fino al 30 giugno 2024 l’obbligo di utilizzare esclusivamente i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, nell’ipotesi di F24 con saldo a zero, riguardava i casi in cui si intendeva utilizzare in compensazione:

  • il credito annuale o il credito relativo a periodi inferiori all’anno dell’IVA;
  • i crediti relativi alle imposte sui redditi e alle relative addizionali;
  • i crediti relativi alle imposte sostitutive delle imposte sul reddito;
  • i crediti relativi all’IRAP;
  • crediti maturati in qualità di sostituto di imposta;
  • crediti da indicare nel quadro RU della dichiarazione dei redditi, in altre parole i crediti d’imposta che derivano da agevolazioni concesse alle imprese (ad esempio crediti d’imposta per l’assunzione di detenuti, per software per farmacie, per erogazioni liberali a sostegno della cultura, per attività di ricerca, sviluppo e innovazione, per gli investimenti in beni strumentali nel territorio dello Stato, per il bonus bonifica ambientale, ecc..).

Dal 1° luglio 2024 l’obbligo di utilizzare esclusivamente i servizi telematici messi a disposizione dell’AdE scatta anche nel caso in cui vengano usati in compensazione mediante l’F24, i crediti maturati a titolo di contributi nei confronti dell’INPS e i crediti maturati a titolo di premi nei confronti dell’INAIL.

Debiti sopra i 100 mila euro

Altra novità riguarda i contribuenti che hanno, alla data di trasmissione della delega di pagamento contenente la compensazione, un ammontare complessivo di carichi affidati all’agente della riscossione di importo superiore a 100.000 euro: costoro non possono avvalersi della compensazione orizzontale.

Nella determinazione della soglia dei 100.000 euro occorre tenere conto:

  • di tutte le iscrizioni a ruolo relative ad imposte erariali;
  • dei carichi affidati all’agente della riscossione relativi ad atti emessi dall’Agenzia delle Entrate, inclusi gli atti di recupero dei crediti non spettanti o inesistenti, con termini di pagamento scaduti e non oggetto di sospensione giudiziale o amministrativa, di rateizzazione o di definizione agevolata per mezzo della Rottamazione-quater.

Gli atti di accertamento esecutivo concorrono alla determinazione della soglia dei 100.000 euro solamente se sono trascorsi 30 giorni dal relativo termine di pagamento.

Il divieto si applica sia per i crediti erariali che per i crediti di natura agevolativaNon riguarda, invece, i crediti maturati nei confronti dell’INPS e dell’INAIL.

Nel momento in cui i debiti dovessero essere completamente estinti o dovessero essere ridotti ad un importo complessivo pari o inferiore a 100.000 euro, il contribuente tornerebbe a potersi avvalere della compensazione. I debiti si considerano estinti o ridotti, non solo nel caso di un loro pagamento, ma anche nei seguenti casi:

  • qualora subentri una sospensione amministrativa o giudiziale di quelli oggetto di contenzioso;
  • nel caso di concessione, da parte dell’agente della riscossione, di un piano di rateizzazione finalizzato alla loro estinzione, salvo il caso in cui intervenga la decadenza dal beneficio;
  • nell’ipotesi di utilizzo in compensazione con i crediti di natura erariale.

Per trasmettere il modello F24 mediante i servizi telematici messi a disposizione dell’Agenzia delle Entrate occorre collegarsi al sito dell’AdE e accedere alla propria area riservata mediante SPID

Quindi cliccare sulla sezione “Pagamenti F24” e su “Inizia compilazione modello F24“. Una volta compilato il modello con i dati richiesti ed inserito l’IBAN sul quale si desidera venga addebitato il pagamento, per gli F24 con saldo positivo, si può inviare il modello. 

L’importo eventualmente da pagare viene prelevato dal c/c indicato il giorno della scadenza del pagamento.

Chi non fosse ancora in possesso della propria identità digitale, può attivarla con uno dei provider autorizzati da AgID, come ad esempio SPID InfoCert.​

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Marca da bollo per passaporto: quando e come si applica https://futurodigitale.infocert.it/cittadino-digitale/sai-come/marca-da-bollo-per-passaporto-quando-e-come-si-applica/ https://futurodigitale.infocert.it/cittadino-digitale/sai-come/marca-da-bollo-per-passaporto-quando-e-come-si-applica/#respond Thu, 27 Jun 2024 14:31:05 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12105

La marca da bollo per passaporto è un elemento indispensabile per il rilascio del documento di viaggio. Senza di essa, il passaporto non può essere emesso e il richiedente non potrà viaggiare al di fuori dell’Unione Europea.

È quindi fondamentale comprendere se la marca da bollo passaporto è sempre necessaria, qual è il suo importo, dove va acquistata, se è possibile acquistare una marca da bollo online e soprattutto se occorre pagare l’imposta di bollo ogni anno.

In questo articolo cercheremo di chiarire tutti questi aspetti.

Marca da bollo: cos’è e a cosa serve?

La marca da bollo è un’imposta dovuta dai contribuenti al verificarsi di determinati presupposti espressamente indicati dal DPR 642/1972. Il suo importo varia a seconda degli usi a cui essa è destinata anche se, in genere, i tagli più usati sono quelli da 16 euro e da 2 euro.

La marca da bollo viene utilizzata in una vasta gamma di documenti ufficiali, come ad esempio i certificati di laurea, i contratti di locazione e anche i passaporti: in quest’ultimo caso il pagamento dell’imposta è indispensabile per il rilascio del documento e per conferire validità ad esso.​

Marca da bollo passaporto: tutto quello che c’è da sapere

Al momento del rilascio del passaporto occorre portare con sé una marca da bollo dell’importo di 73,50 euro. Il costo per il rilascio del documento, però, è più elevato in quanto include anche il pagamento di un bollettino di 42,50 euro.

Il passaporto ha una durata di dieci anni e, durante questo periodo, non c’è bisogno di apporre nessun’altra marca da bollo al documento. In passato, invece, ogni anno, era dovuta la marca da bollo annuale di 40,29 euro.  Attualmente, una volta che il documento è stato rilasciato, per i 10 anni della sua validità, non è necessario pagare alcuna marca da bollo per passaporti annuale.

Ma cosa succede una volta passati i dieci anni? Il documento non viene più rinnovato come accadeva un tempo. Oggi, infatti, allo scadere dei dieci anni, il passaporto viene rifatto ex novo: sarà allora necessario pagare nuovamente la marca da bollo per passaporto ed effettuare un nuovo versamento di c/c postale.

Si ricorda, inoltre, che per il rilascio del passaporto è necessario prendere un apposito appuntamento collegandosi al sito web Passaporto Elettronico Agenda Online, accedendo con le proprie credenziali SPID o CIE e selezionando la data e l’ora desiderate. Chi fosse sprovvisto di SPID può attivare la propria identità digitale con uno dei provider autorizzati da AgID, come ad esempio SPID InfoCert, in modo da poter effettuare le pratiche necessarie per ottenere il proprio documento.

Marca da bollo per passaporti: dove comprarla e come applicarla?

La marca da bollo per passaporto può essere acquistata in una rivendita di valori bollati o tabaccaio.

Per quanto riguarda l’apposizione della marca da bollo, come si è già accennato, essa va semplicemente portata in Questura insieme agli altri documenti necessari e al resto penserà il funzionario addetto all’ufficio passaporti.

Invece, per ciò che concerne il pagamento a mezzo bollettino postale di 42,50 euro, esso va effettuato sul c/c n.67422808 intestato al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro.

Il costo complessivo per l’ottenimento del passaporto sarà leggermente superiore rispetto a 116 euro (73,50 + 42,50) in quanto si dovrà tenere conto anche della spesa per le foto formato tessera necessarie per il rilascio del documento ed eventualmente di quella da sostenere qualora si decidesse di farsi spedire il passaporto al proprio domicilio, anziché andarlo a ritirare in Questura. 

Ciò nonostante, il costo da affrontare risulta inferiore rispetto a quello sostenuto in passato quando si doveva pagare la marca da bollo per passaporto ogni anno. Tra l’altro, oggi, non si corre più neppure il rischio di dimenticare questo noioso adempimento e di dover pagare le sanzioni dovute per il mancato pagamento dell’imposta di bollo.

Marca da bollo per passaporto minori

E per i figli minori come bisogna comportarsi? Non c’è nessuna differenza tra i costi da sostenere per un passaporto relativo ad un minore rispetto a quelli relativi ad un maggiorenne. Quindi, anche in questo caso, la marca da bollo ammonta a 73,50 euro. Inoltre, bisogna effettuare il versamento di 42,50 euro mediante bollettino di c/c postale.

Occorre però tenere presente che, per i minori, la validità del passaporto non è di 10 anni, bensì più breve ed esattamente:

  • di 3 anni per i bambini fino a 3 anni di età;
  • di 5 anni per i ragazzi tra i 3 e i 18 anni di età.

Rilascio gratuito del passaporto: quando è possibile?

La marca da bollo per passaporto e il versamento dei 42,50 euro non sono sempre necessari.

Esistono dei casi, a dire il verso limitati, nei quali il rilascio del passaporto avviene gratuitamente: è così per gli emigranti, per gli italiani residenti all’esterno che necessitano di rimpatrio consolare o rientrano per prestare servizio militare volontario, per gli indigenti e per i ministri di culto o religiosi missionari.


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Firma Digitale Facile e Veloce per Dipendenti: InfoCert Employee ID https://futurodigitale.infocert.it/professionista-digitale/firma-digitale-facile-e-veloce-per-dipendenti-infocert-employee-id/ https://futurodigitale.infocert.it/professionista-digitale/firma-digitale-facile-e-veloce-per-dipendenti-infocert-employee-id/#respond Wed, 19 Jun 2024 13:25:10 +0000 https://futurodigitale.infocert.it/?p=12093 Le aziende di oggi sono sempre più impegnate nella digitalizzazione dei loro processi con l’obiettivo primario di migliorarne la governance e la sicurezza. Tra i flussi più complessi da gestire ci sono quelli relativi alla gestione del personale, dove ogni area e funzione aziendale ha esigenze diverse. In quest’ambito, la gestione della firma dei dipendenti rappresenta un’area chiave in cui è possibile ottenere notevoli miglioramenti con la Firma Digitale.

Per questo motivo, InfoCert ha pensato ad una soluzione capace di semplificare la gestione del certificato di firma digitale di ogni dipendente, rendendo il processo di firma digitale più facile, sicuro e sostenibile con Employee ID.

Employee ID è la soluzione ideale per le aziende che desiderano semplificare la gestione della firma digitale dei propri dipendenti, migliorare la sicurezza e ridurre l’impatto ambientale.

Quali sono i vantaggi di Employee ID?

Employee ID, la nuova soluzione digitale ideata da InfoCert,offre numerosi vantaggi:

  • miglioramento del flusso di lavoro, la firma digitale semplifica e velocizza i processi di approvazione dei documenti, eliminando la necessità di stampe, firme manuali e invii cartacei. Questo si traduce in un notevole risparmio di tempo e risorse, con un conseguente miglioramento dell’efficienza aziendale;
  • maggiore sicurezza e tracciabilità, i certificati di firma digitale qualificati di Employee ID garantiscono la massima sicurezza e integrità dei documenti firmati. Ogni firma è univoca e non ripudiabile, garantendo la completa tracciabilità del processo di firma. Questo aspetto è fondamentale per le aziende che operano in settori regolamentati o che trattano dati sensibili;
  • soddisfazione dei dipendenti, la firma digitale con Employee ID è un’esperienza utente semplice e intuitiva che non richiede competenze tecniche particolari. Questo aspetto contribuisce a migliorare la soddisfazione dei dipendenti, che possono firmare i documenti in modo rapido e sicuro da qualsiasi luogo e dispositivo;
  • immagine aziendale moderna e innovativa, l’adozione della firma digitale dimostra l’impegno dell’azienda verso l’innovazione e la digitalizzazione dei processi. Questo può contribuire a migliorare l’immagine aziendale e ad attrarre nuovi clienti e talenti;
  • conformità normativa, la firma digitale con Employee ID è conforme alle principali normative in materia di firma elettronica, tra cui eIDAS e GDPR. Questo aspetto è fondamentale per le aziende che operano a livello internazionale o che trattano dati personali.

Come funziona Employee ID?

E’ possibile usare Employee ID attraverso la piattaforma di Firma Digitale GoSign ed in pochi semplici step:

  1. Accesso a GoSign: Il dipendente accede a GoSign con le proprie credenziali aziendali.
  2. Visualizzazione documenti: Visualizza i documenti da firmare e posiziona se necessario la firma sul documento.
  3. Firma del documento: Inserisce un semplice OTP per confermare la firma. I documenti sono firmati senza PIN e Password!

Quali documenti si possono firmare con Employee ID?Employee ID può essere utilizzato per firmare qualsiasi tipo di documento aziendale, tra cui:

  • Contratti di lavoro
  • Accordi di non divulgazione
  • Documenti di onboarding
  • Documenti relativi alle prestazioni
  • Documenti di viaggio
  • Fatture

Ecco 3 motivi per scegliere Employee ID

  • nessun processo di identificazione necessario: l’Employer non deve identificare nuovamente il dipendente per rilasciare il certificato di firma. Basterà l’identificazione svolta ai fini dell’assunzione.
  • La formula più semplice per il dipendente: Il dipendente può firmare digitalmente senza dover attivare la firma o impostare ulteriori PIN. Usa solo le proprie credenziali aziendali.
  • Environmental, Social and Corporate Governance (ESG): L’azienda può eliminare le pratiche cartacee e scegliere processi aziendali sostenibili ed ESG-friendly, riducendo così la mobilità frizionale e l’impronta carbonica.
  • Firma digitale con massimo valore legale: Il dipendente viene dotato di un certificato qualificato (QCert) di firma digitale da poter utilizzare nello svolgimento delle proprie mansioni lavorative.

Per saperne di più su Employee ID, scarica l’ebook.

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