<![CDATA[Passione Funghi - Il portale 3BMeteo dedicato ai Funghi]]>https://funghi.3bmeteo.com/https://funghi.3bmeteo.com/favicon.pngPassione Funghi - Il portale 3BMeteo dedicato ai Funghihttps://funghi.3bmeteo.com/Ghost 5.88Tue, 30 Jul 2024 10:36:00 GMT60<![CDATA[Alimentarsi in escursione: consigli e curiosità]]>https://funghi.3bmeteo.com/alimentazione-funghi/668e7ba3a81eb000012e8a83Tue, 30 Jul 2024 07:01:30 GMT

L'emozione di avventurarsi nei boschi alla ricerca di funghi è una delle gioie più autentiche per gli amanti della natura. Immaginatevi con il vostro cestino, pronto ad accogliere questi tesori silvestri, mentre il profumo della terra umida si mescola all'aroma di foglie e muschio. O la vostra fotocamera, pronta ad immortalare in scatti memorabili, specie fungine rare o curiosità della Natura. Ma prima di lasciarsi sedurre da tali prospettive, ricordiamo che ogni escursione di successo, in ambienti boschivi, montani, collinari o costieri che siano, inizia con una preparazione adeguata, soprattutto a tavola. Senza dimenticare i giusti accorgimenti in termini di accessori e abbigliamento!

Il primo pasto

Una colazione bilanciata è il primo passo per garantire energia costante durante la camminata. Proteine magre come il prosciutto e i formaggi a basso contenuto di grassi sono essenziali per costruire e riparare i muscoli, ma anche i carboidrati giocano un ruolo cruciale, fornendo l'energia necessaria per affrontare sentieri in salita e discese impegnative. Pane integrale, cereali e frutta secca sono ottimi alleati in questo contesto, poiché rilasciano energia lentamente e mantengono stabile il livello di zuccheri nel sangue. Avere una buona dose di proteine a colazione aiuta a prevenire i cali di zuccheri che potrebbero rallentarci dopo poche ore, assicurando che la nostra energia rimanga costante durante tutta la mattinata.

Alimentarsi in escursione: consigli e curiosità
Una pausa caffè nel bosco, in autunno, fa sempre piacere al morale!

Mentre si cammina, è fondamentale ricordarsi di idratarsi regolarmente. L'aria frizzante e fresca dei boschi potrebbe non invogliare a bere abbastanza, ma il corpo perde liquidi costantemente, specialmente con l'aumentare dell'altitudine. Portare con sé almeno due litri e mezzo di acqua, tè o succhi di frutta è una regola non scritta per chi esplora la montagna. E per non lasciare tracce del nostro passaggio, un sacchetto per i rifiuti è indispensabile: nei boschi sarà difficile trovare un cestino, e il rispetto per l'ambiente è tanto parte dell'escursione quanto la raccolta dei funghi stessi. Ricordate, ogni rifiuto lasciato nel bosco può danneggiare l'ecosistema, perciò è nostra responsabilità portare via tutto ciò che portiamo con noi.

A spasso e a pranzo

Durante la camminata, è anche saggio fare brevi soste per mantenere le energie. Uno spuntino leggero a metà mattina, come un panino con salumi, un po' di cioccolato o una manciata di noci, può fare miracoli per mantenere alta la nostra energia. E se il percorso ci porta vicino a rifugi o malghe, resistere alla tentazione di un pasto troppo abbondante può essere difficile, ma è necessario per continuare il cammino senza appesantirsi. Un pasto equilibrato, che includa un primo piatto non troppo condito, un po' di formaggio e frutta fresca, è l'ideale per rifornire l'energia senza sopraffare la digestione.

Alimentarsi in escursione: consigli e curiosità
Un buon pasto in rifugio, senza eccessi, è il miglior viatico per ogni escursione a Funghi!

E infine, sebbene un grappino possa sembrare un modo tentatore per concludere un pasto, è una tradizione a cui è difficile rinunciare. Trovare posto per un piccolo bicchierino di grappa (o "graspa", come dicono i miei cari amici) è parte dell’esperienza, ma è sempre saggio farlo con moderazione. L'alcool, consumato con saggezza, può arricchire l'avventura senza compromettere la capacità di godersi il resto della giornata. Lo stesso vale per gli snack: è meglio evitare quelli ricchi di creme e caramelle varie. Da portare sempre con sé, invece, la buona, vecchia, classica barretta di cioccolato da tirar fuori dal taschino al momento opportuno, per gratificarsi alla fine di una bella salita o per nobilitare una sosta sotto un albero centenario. Dal punto di vista nutrizionale, il cioccolato fondente è particolarmente benefico: ha un alto potere antiossidante ed è una fonte di energia facile da assimilare.

Ricordate sempre che la preparazione e la moderazione sono chiavi per una giornata di successo nel bosco, che vi permetteranno di godere appieno dell'esperienza senza compromettere la vostra salute e il vostro benessere. Buona raccolta e buone camminate!

]]>
<![CDATA[Il porcino che inganna: l'amaro Tylopilus felleus]]>https://funghi.3bmeteo.com/porcino-del-fiele/66851abf61ab7300019215b7Thu, 25 Jul 2024 07:38:04 GMT

Con l'arrivo della stagione estiva, i boschi alpini diventano un paradiso per i cercatori di funghi. Tra le numerose specie presenti, il boleto del fiele (Tylopilus felleus) si distingue per il suo sapore estremamente amaro e per ricordare molto nell'aspetto una delle quattro specie di porcini commestibili presenti in Italia! E quando fa la sua comparsa, può causare delusioni a chi lo incontra, e persino sgradite sorprese in cucina per chi cade in confusione! Vediamo come riconoscerlo, dove trovarlo e perché può trarre in inganno.

Riconoscere il boleto del fiele

Tylopilus felleus presenta un cappello che varia dal marrone chiaro al marrone scuro e può raggiungere i 15 cm di diametro; ha una superficie liscia o leggermente vellutata. Lo stipite, talvolta robusto come i porcini, altre volte più slanciato, è decorato da un reticolo ben visibile e in rilievo, di colorazioni brunastre, un tratto distintivo rispetto ai porcini che non hanno mai reticoli così "scuri". Tubuli e pori del Tylopilus felleus cambiano colore con l'età, passando dal bianco al rosato-grigiastro. La carne, bianca e invariata al taglio, è caratterizzata da un sapore amarognolo piuttosto marcato, che lo rende una specie non commestibile; se ne cuciniamo uno solo nel misto di porcini, il suo sapore amaro potrebbe compromettere l'intera pietanza preparata!

Alpino prima che appenninico

Il boleto del fiele cresce principalmente in ambienti boschivi montani e collinari, in simbiosi con conifere e latifoglie, in particolare abete rosso e castagno. Preferisce fruttificare in suoli acidi e si trova spesso nelle foreste di abeti, pini e querce. È particolarmente diffuso nelle regioni alpine, mentre è meno frequente nelle regioni dell'Appennino. Nasce in estate-autunno, in genere quando il suolo inizia ad asciugarsi dopo le giornate piovose o i temporali; non ama molto il freddo e i periodi continuamente piovosi (come anche molti altri boleti).

Il porcino che inganna: l'amaro Tylopilus felleus
Tylopilus felleus, esemplari adulti in una pecceta alpina nel nord-est della Penisola.

Amara confusione

Come anticipato, Tylopilus felleus viene spesso confuso -talvolta anche da occhi esperti- con alcune specie di porcini commestibili, come il Boletus edulis o il Boletus aestivalis, a causa della loro somiglianza macroscopica, in particolare quando gli esemplari sono giovani e ancora col cappello chiuso. Tuttavia, ci sono differenze chiave da osservare: il reticolo sullo stipite del boleto del fiele è molto più evidente, a ma e scuro; tubuli e pori cambiano colore con l’età, passando da bianchi a rosato-grigiastri. Inoltre, il sapore estremamente amaro della carne del Tylopilus felleus è inconfondibile e lo distingue nettamente dai porcini dal gusto mite, dolce, delicato.

Meteo e Tylopilus felleus

La presenza del boleto del fiele, Tylopilus felleus, spesso segnala un momento di transizione tra la comparsa dei porcini estivi, Boletus aestivalis, e la nascita del Boletus edulis, il porcino per antonomasia. Questo fungo trova, di fatto, il suo periodo di fruttificazione ideale in periodi di alta pressione continuativa, tipici dei mesi di Giugno e Luglio. In questi periodi, il clima stabile favorisce la fruttificazione del boleto del fiele, rendendo più probabile l'incontro con questo fungo nei boschi alpini rispetto ai più blasonati ed eduli porcini, ingannando così, con la sua somiglianza, ignari cercatori.

Come non sbagliare?

Premesso che Tylopilus felleus non è specie tossica, ma bensì inedule; ricordiamo come raccogliere funghi richieda sempre avere una buona conoscenza delle specie da riporre nel cestino. È consigliabile studiare attentamente le caratteristiche distintive dei funghi, utilizzare guide specializzate e consultare esperti in caso di dubbi, (mai, sottolineiamo, usare applicazioni o fidarsi dei social media non autorevoli).

Il porcino che inganna: l'amaro Tylopilus felleus
Esemplare giovane di Tylopilus felleus, con il marcato reticolo a maglie scure e allargate.
]]>
<![CDATA[Funghi e vipere, due mondi distanti, ma vicini]]>https://funghi.3bmeteo.com/funghi-vipere/668ad3200cab3500018501b0Mon, 22 Jul 2024 08:08:22 GMT

Mentre ci avventuriamo nei boschi e nelle aree montane alla ricerca di funghi, è essenziale ricordare che siamo ospiti in un habitat ricco di altre specie, inclusi alcuni animali che possono spaventarsi e spaventarci, come le vipere. Questi rettili, spesso temuti dagli escursionisti e cercatori di funghi, meritano attenzione per la loro natura unica, per la loro rarità, ma anche per i rischi che possono farci correre nel caso le disturbiamo troppo!

Funghi e vipere, due mondi distanti, ma vicini
Vipera aspis, la specie più comune nel territorio della nostra Penisola.

Cosa sono le Vipere?

Le vipere sono rettili appartenenti alla famiglia dei Viperidae, noti per i loro denti veleniferi pieghevoli che usano per iniettare veleno durante il morso. Sono rettili ectotermi, il che significa che regolano la loro temperatura corporea attraverso le condizioni ambientali, spesso cercando il sole per scaldarsi e nascondendosi nell'ombra per raffreddarsi. Le vipere tendono a essere più attive durante i mesi più caldi, periodo in cui molti appassionati si avventurano nella raccolta di funghi. Prediligono ambienti come pietraie calde e assolate, margini dei corsi d'acqua, pagliai, e anfratti di baite diroccate. La loro presenza può essere più frequente in zone dove possono facilmente nascondersi e tendere agguati alle prede delle quali si nutrono, fra le quali vi sono arvicole e ghiri.

Il morso di Vipera

Un morso di vipera è generalmente evidenziato da due buchi profondi, quelli dei denti veleniferi, distanziati di 6, 8 o 10 millimetri, dolore localizzato e intenso, edema che si forma dopo circa 15 minuti, ecchimosi locali dopo 3 o 4 ore: da questi sintomi riconosciamo che l'animale che ci ha morso è una vipera e non, magari, uno dei tanti serpentelli innocui che popolano i nostri boschi. Altri sintomi possibili, che di solito insorgono entro 6 ore, sono sete, agitazione, dolori muscolari e articolari, vomito e diarrea. Sebbene il morso di vipera possa essere angosciante, è raro che sia fatale per un adulto sano, con circa il 20% dei morsi che risultano essere "secchi", ovvero senza iniezione di veleno. Tra l'altro, non saranno certamente le vipere ad avvicinarsi a noi: cerchiamo, quindi, di non mettere le mani sotto i sassi delle pietraie calde e assolate, specialmente in riva ai corsi d'acqua, nei pagliai, tra gli anfratti delle baite diroccate o in altri piccoli rifugi caldi dove questi animali a sangue freddo vanno spesso a riposare.

💡
Le vipere sono specie protette dalla legge italiana e da convenzioni internazionali, quindi ucciderle è illegale e dannoso per l'ecosistema. Se incontri una vipera, è importante mantenere la calma e la distanza, evitando di provocarla o di tentare di catturarla. Rispetta la loro presenza come parte essenziale della biodiversità.

E se vengo morso?

Il famoso siero antivipera, un tempo molto usato, non è più considerato una valida soluzione perché si è scoperto che può causare gravi reazioni allergiche. Se sei morso da una vipera, il primo passo è mantenere la calma per evitare l'accelerazione della circolazione del veleno. Disinfetta delicatamente la ferita senza premere. È cruciale immobilizzare la parte colpita e limitare i movimenti per minimizzare la diffusione del veleno. Evita rimedi casalinghi come l'incisione della ferita o il succhiamento del veleno, che possono peggiorare la situazione. Non applicare lacci emostatici, che possono causare danni ai tessuti. Evita l'assunzione di alcolici, che possono aumentare l'assorbimento del veleno. Non prendere farmaci antinfiammatori o aspirina. Mantieni la parte colpita al di sotto del livello del cuore se possibile e recati immediatamente al pronto soccorso più vicino. Mentre ti dirigi all'ospedale, cerca di rimanere il più tranquillo e immobile possibile. Questi passaggi aiuteranno a gestire l'incidente prima di ricevere assistenza medica qualificata.

Vipere nostrane

In Italia, la diversità delle vipere è rappresentata principalmente da quattro specie, ciascuna con caratteristiche distintive e, in alcuni casi, diverse sottospecie.

  1. Vipera aspis: questa specie è prevalentemente diffusa nell'Europa occidentale e si trova comunemente in Italia, specialmente in aree montane e collinari. Esistono diverse sottospecie di Vipera aspis, tra cui la Vipera aspis aspis e la Vipera aspis francisciredi, che si differenziano leggermente per colorazione e dimensione.
  2. Vipera berus: conosciuta anche come vipera comune, questa specie è la più diffusa in tutta Europa. In Italia, la Vipera berus si trova principalmente nelle regioni settentrionali e in alcune zone montuose. Non presenta sottospecie rilevanti in Italia, ma è noto che in altre parti del suo areale possono esistere variazioni regionali.
  3. Vipera ammodytes: nota come la vipera dal corno per la distintiva protuberanza sopra il naso, è una delle specie più facilmente riconoscibili. Predilige gli ambienti rocciosi e asciutti e si trova spesso lungo il confine nord-orientale dell'Italia.
  4. Vipera ursinii: questa vipera è notevolmente più piccola rispetto alle altre specie italiane e predilige gli habitat di alta montagna e praterie. Le sottospecie in Italia includono la Vipera ursinii ursinii e la Vipera ursinii macrops, che si distinguono per il loro areale e per alcuni tratti morfologici specifici.

La ricerca di funghi ci offre l'opportunità di immergerci nella natura e di apprezzarne la biodiversità. Tuttavia, è essenziale procedere con rispetto e prudenza, consapevoli delle altre creature con cui condividiamo questi spazi. Educare se stessi e altri su come coesistere pacificamente con la fauna locale, come le vipere, non solo protegge noi e i nostri amati animali ma preserva anche l'integrità dell'ecosistema che visitiamo.

]]>
<![CDATA[VIDEO - Il muschio, l'umidità e i funghi porcini (e non solo)]]>https://funghi.3bmeteo.com/video-funghi-muschio/6695295963caed00010895aaFri, 19 Jul 2024 08:11:15 GMTDurante la notte, nelle zone boschive l'umidità aumenta significativamente, creando un microclima ideale per la crescita di funghi, ivi compresi i porcini. I muschi, che ricoprono il terreno come una spugna naturale, trattengono questa umidità e la rilasciano lentamente, mantenendo il suolo fresco e umido. Questo ambiente favorevole permette ai porcini di svilupparsi anche quando le temperature diurne sono elevate e le piogge scarseggiano. In montagna, durante i periodi caldi e asciutti, le zone ombreggiate con muschi diventano veri e propri rifugi per i porcini, garantendo la loro crescita grazie al prezioso contributo dell'umidità notturna e della capacità dei muschi di conservarla.

0:00
/1:16

I funghi, e il motivo per il quale "crescono" nelle zone umide, nei periodi asciutti dell'estate.

]]>
<![CDATA[Il porcino nero o bronzino, Boletus aereus]]>https://funghi.3bmeteo.com/boletus-aereus/6688436d667416000149b8baMon, 15 Jul 2024 07:03:38 GMT

Bronzino o “porcino nero”: così viene chiamato da tutti il Boletus aereus, un bellissimo fungo porcino che cresce in simbiosi esclusivamente con le latifoglie, ed è la specie più amante dei climi mediamente caldi fra i porcini presenti in Italia. Il suo ambiente d’elezione sono i boschi di querce, con preferenza per cerri, roverelle lecci e querce da sughero, ma anche roveri e farnie. Tuttavia, questo fungo vive in simbiosi anche con il castagno, il carpino nero e con gli arbusti di cisti, un vero e proprio alleato di molte latifoglie. Raro, quasi introvabile in faggeta e in boschi puri di conifere, Boletus aereus è uno di quei funghi che vengono definiti “termofili”, ovvero che amano i climi temperati, e per questo motivo lo si può rinvenire raramente nei boschi alpini, a eccezione di qualche castagneto o bosco misto di roverella e carpino situati in microclimi particolari. La possibilità di trovarlo aumenta progressivamente scendendo verso Sud, dove in certe annate con autunni dal clima mite, tappezza letteralmente i boschi di querce, sia sempreverdi, sia caducifoglie. Questo accade con più frequenza sul litorale tirrenico, in Toscana, Umbria, Calabria, Sicilia e Sardegna. Si tratta quindi di un fungo piuttosto riservato che, di solito, si mimetizza senza farsi notare nel chiaroscuro del bosco, magari proprio in quell’angolino tra il ginepro e una roverella. Spesso, per rendere ancor più difficile il compito di scovarlo, lascia intravedere solo una piccola parte del cappello, tenendo il resto ben nascosto sotto le foglie. Forse è proprio perché ama così tanto “giocare a nascondino” che è uno dei funghi più ricercati dagli appassionati.

Il porcino nero o bronzino, Boletus aereus
Un Boletus aereus mimetizzato in ambiente di macchia mediterranea, fra cisti, lecci, sughere.

Come è fatto

Il suo nome scientifico deriva dal latino “aes”, che significa letteralmente bronzo scuro; ed è riferito al colore del suo cappello. Questo può misurare fino a 20 centimetri, e oltre, di diametro! Si presenta emisferico e dalla superficie opaca quando il fungo è giovane; con il tempo diventa sempre più appianato e liscio (glabro). Nella forma tipica ha toni molto cupi, dal marrone scuro fino al nerognolo. Lo sfregamento contro ostacoli naturali come radici ed erba durante la crescita fa sì che si formino spesso chiazze bronzee o perfino di colore aranciato, un suo vero e proprio marchio di fabbrica! La superficie imeniale di questa specie resta bianca più a lungo rispetto agli altri porcini, per molto più tempo di quanto non accada, per esempio, al Boletus aestivalis. I pori, bianchi, sono arrotondati e molto fini; il gambo è inizialmente globoso e mai tanto lungo; presto diventa piuttosto scuro e assume tonalità ocracee più o meno cariche. Normalmente il reticolo è poco esteso e non sempre visibilissimo, più chiaro o concolore rispetto al gambo. La carne, solitamente spessa, è bianca come la neve e immutabile, cioè non cambia colore al tocco o al taglio. Da fresco, il fungo ha aromi accentuati ma poco persistenti; il profumo che emana è molto più pronunciato dopo essere stato cotto/sottoposto a calore o essiccato.

💡
Spesso, questi toni bronzei non interessano tutta la superficie del cappello ma sono interrotti da macchie, anche piuttosto estese, che vanno dall’ocra al rame-aranciato, soprattutto in corrispondenza dei punti di sfregamento con gli ostacoli naturali che il fungo incontra crescendo. Da qui il nome popolare "bronzino".

Clima da "neri"

Il “bronzino”, come detto, è un fungo che non ha bisogno di tanta umidità. Basta una serie di temporali per farlo improvvisamente spuntare, come d’incanto, in luoghi dove fino a pochissimo tempo prima non si intravedeva nemmeno l’ombra di un fungo lignicolo. Prospera in un intervallo di temperature medio compreso tra 15 e 24 gradi; in genere, in seguito a precipitazioni con accumuli, sia intorno ai 30-40 mm complessivi (limite minore), ma anche significativi, seguiti da clima umido e non eccessivamente caldo, anche se precipitazioni troppo abbondanti durante la fase di crescita possono accelerarne rapidamente lo sviluppo. Rispetto a Boletus pinophilus e Boletus edulis, non ama il freddo eccessivo. In autunno, anche quando inizia a crescere verso la metà di ottobre, può resistere fino alla fine di novembre, a patto che le temperature non scendano al di sotto dello zero e non siano mediamente inferiori ai 9-10°. In estate, temporali improvvisi possono favorirne una fugace e rapida comparsa anche nelle zone insulari, marittime o collinari; in questi areali, tuttavia, la sua crescita dipende molto dalle temperature massime diurne: se queste superano i 29-30 gradi, la sua crescita diventa difficile.

Il porcino nero o bronzino, Boletus aereus
Boletus aereus: evidenti i cromatismi bronzeo-ramati presenti sul cappello.

Ama il tepore

In pianura possiamo trovarlo già a maggio; lungo le sponde sabbiose dei canali fiancheggiati da secolari querce, cresce precocemente il porcino “estivo”, Boletus aestivalis e, sulla scia delle nascite di quest’ultimo, in periodi caldi, si può trovare anche il Boletus aereus; analoghe considerazioni valgono per tutte le foreste costiere di sughere e lecci aperte, sui litorali e sulle isole. La stagione d’oro del Boletus aereus, però, va da settembre a tutto novembre: in questo periodo si verificano le più abbondanti nascite di questa specie nei boschi xerofili di latifoglie, ovvero in ambienti caldi che non soffrono lunghi periodi di siccità. Alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno conviene concentrarsi sui querceti del medio Appennino: in queste zone i boschi tipici dove fruttifica sono di querce, generalmente di cerri, roverelle e carpino nero, ma anche quelli di castagno. In queste foreste conviene rivolgersi verso i punti più aperti, dove gli alberi sono meno fitti o, addirittura, all’esterno del bosco stesso, sia pure nelle immediate vicinanze. Spesso l’interno del bosco è occupato dai castagni mentre sul limitare allignano roverelle e carpini, magari in compagnia di ginepro ed erica. I luoghi preferiti dal Boletus aereus sono proprio là, dove il bosco si presenta meno fitto, meno umido e meno buio, cioè dove il terreno è più friabile, ed il sole, tanto amato dal boleto “bronzeo”. In microclimi particolarmente miti, dove c’è presenza di macchia mediterranea, nel Sud e sulle isole ma pure lungo tutta la costa tirrenica, dalla Liguria di Levante alla Maremma, all’Umbria, le fruttificazioni di Boletus aereus proseguono fino a novembre inoltrato, con piacevolissime eccezioni, magari in boschi di leccio e sughera, addirittura in pieno periodo natalizio. Questo sprona gli appassionati “settentrionali” della ricerca, a programmare addirittura qualche weekend in Sardegna, in Sicilia, all’Isola d’Elba, in Puglia o in Corsica… Proprio in autunno inoltrato, alla ricerca di qualche maestoso “nero”. Ma i cercatori del Nord della Penisola devono per forza andare così lontano per raccogliere il Boletus aereus? Benché questo porcino sia decisamente un fungo mediterraneo, ci sono “enclavi” al nord che lo ospitano in abbondanza e non solo nella mite Riviera Ligure. Per esempio, i residui di foreste di quercia in Val Padana, i boschi caldi esposti a meridione sulle colline moreniche a sud dei grandi laghi, le valli del Parmese, del Piacentino, Sassello ed il basso Alessandrino, le valli Cebane nel Cuneese, alcune zone del Torinese e basso Vercellese, la Val Taro, i Colli Berici, i Colli Euganei e persino qualche sito a microclima mite del Trentino Alto Adige.

Il porcino nero o bronzino, Boletus aereus
Boletus aereus: un esemplare cresciuto ai margini di una sughereta, nel mese di Maggio.
]]>
<![CDATA[Funghi e zecche: come proteggersi, come rimoverle]]>https://funghi.3bmeteo.com/funghi-e-zecche/668964760cab3500018500ecFri, 12 Jul 2024 07:11:31 GMT

La zecca è un piccolo acaro, appartenente alla classe degli Aracnidi, noto per la sua capacità di trasmettere malattie agli esseri umani e agli animali. Tra le varie specie, la zecca dei boschi (Ixodes ricinus) è particolarmente pericolosa. Questo parassita, di colore scuro e di dimensioni variabili dai 2 agli 8 mm, vive prevalentemente in erba alta e cespugli, specialmente in zone collinari e umide. La sua presenza è spesso associata ai luoghi dove crescono funghi primaverili, come verpe e spugnole, e a poco a poco che la stagione entra nel vivo, sembrano quasi spostarsi seguendo la crescita delle varie specie, rendendo la ricerca funghi un'attività a rischio. Questo perché le zecche si nutrono di sangue, attaccandosi alla pelle dell'ospite attraverso una puntura che può avvenire in qualsiasi stagione, ma è più frequente in primavera ed estate. Se non viene rimossa entro 36-48 ore, la puntura -in genere indolore- può divenire causa problemi di salute significativi

Perché si attacca all'uomo?

La zecca si attacca all'uomo in quanto necessità di sangue per completare il suo ciclo vitale, che include le fasi di sviluppo da larva a ninfa e infine ad adulto. Attraverso segnali chimici, termici e olfattivi, la zecca riesce a percepire la presenza di un potenziale ospite, come un essere umano, e si arrampica sull'erba alta o sui cespugli in attesa del passaggio. Una volta sull'ospite, la zecca utilizza le sue robuste chelicere per penetrare la pelle e inserire il suo ipostoma, una struttura simile a un arpione che le permette di rimanere saldamente ancorata mentre si nutre del sangue. Questo processo è facilitato dalla secrezione di sostanze anticoagulanti e anestetiche, che riducono il dolore e impediscono la coagulazione del sangue, permettendo alla zecca di nutrirsi indisturbata per diverse ore o addirittura giorni. La necessità di sangue per la loro sopravvivenza e riproduzione rende le zecche parassiti efficaci e adattabili, pronti a sfruttare ogni opportunità di attacco.

Funghi e zecche: come proteggersi, come rimoverle

Rimozione e prevenzione

Contrariamente alle vecchie credenze, la zecca non deve essere uccisa con olio o altre sostanze, né bruciata con sigarette o aghi arroventati, poiché queste pratiche possono provocare il rigurgito del parassita, aumentando il rischio di infezione. La rimozione corretta consiste nell'afferrare la zecca con una pinzetta il più vicino possibile alla pelle, tirando con una leggera torsione senza strapparla. La zona della puntura va disinfettata. È consigliabile segnare la data di rimozione, monitorare l'area per i successivi 20 giorni, prestando attenzione all'eventuale comparsa di un eritema migrante, segno di possibile infezione da Borrelia, agente della Borreliosi di Lyme, una delle patologie più comunemente trasmesse dalle zecche, e rivolgersi al medico curante in caso di problematiche. Ma le zecche possono trasmettere alle persone anche agenti patogeni responsabili di diverse malattie quali rickettsiosi (febbre bottonosa del Mediterraneo), encefalite virale da zecche (TBE, Tick Borne Encephalitis), e la febbre emorragica di Crimea-Congo (CCHF); si tratta di zoonosi, cioè di malattie veicolate dal morso o dalla puntura della zecca. In Italia, la prevenzione contro queste patologie è diventata una priorità sanitaria, specialmente nelle aree endemiche come il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto-Adige. In Italia, sono disponibili due tipi di vaccini per l'encefalite da zecca: Ticovac 0,25 ml per bambini (1-15 anni) e Ticovac 0,5 ml per adulti (dai 16 anni in su). Questi vaccini contengono il virus inattivato e richiedono un ciclo di tre dosi: la seconda dose viene somministrata a distanza di 1-3 mesi dalla prima, e la terza dose tra 5 e 12 mesi dalla seconda; tale vaccinazione viene consigliata per chi risiede o trascorre molto tempo in aree rurali e boschive, particolarmente nelle regioni del Nord-Est italiano ove è endemica la pericolosa TBE, encefalite virale da zecche.

Funghi e zecche: come proteggersi, come rimoverle

Come ridurre il rischio di puntura

Per prevenire le infezioni portate dalle zecche durante trekking alla ricerca di funghi, è essenziale adottare misure di protezione adeguate, visto che spesso si è a contatto con la terra e si passa nella vegetazione fitta. Ecco alcune raccomandazioni:

    • Indossa scarpe chiuse o stivali, ghette, maglie a maniche lunghe infilate nei pantaloni e pantaloni lunghi infilati nei calzini o calzettoni.
    • Usa un cappello o copricapo per proteggere la testa.
    • Preferisci abiti di colore chiaro per individuare facilmente eventuali zecche.
    • Scuoti gli indumenti prima di risalire in auto, al termine dell'escursione.
    • Controlla attentamente la pelle di tutto il corpo al termine della passeggiata, concentrandoti su ascelle, inguine, gambe, ombelico e collo. Controlla anche intorno a braccialetti e orologi: a volte si nascondono in zone impensabili!
    • Tratta i cani con prodotti repellenti contro i parassiti esterni (collari, spot-on) e ispezionali periodicamente, specialmente dopo passeggiate. Controlla attentamente il muso, le orecchie, le ascelle, l’inguine e l’addome.
    • Consapevolezza: nonostante le zecche siano più attive in determinati periodi e aree, non escludere la loro presenza in contesti non usuali.

Adottare queste misure preventive può ridurre significativamente il rischio di punture di zecche e delle conseguenti infezioni.

Funghi e zecche: come proteggersi, come rimoverle

Zecche e animali domestici

Gli animali domestici, in particolare cani e gatti, sono spesso vittime delle zecche. Questi parassiti si localizzano principalmente sul bordo delle orecchie, sul muso, intorno alla coda, sotto le ascelle, nella regione inguinale e tra le dita delle zampe. Le zecche possono rimanere attaccate per 3-10 giorni, durante i quali si nutrono del sangue dell'animale e possono trasmettere malattie attraverso il rigurgito. Per prevenire infestazioni, è consigliabile l'uso di collari antiparassitari o trattamenti specifici durante i mesi più caldi, e controllare regolarmente gli animali dopo passeggiate o sessioni di ricerca di tartufi. Se si trova una zecca sul proprio animale, è importante rimuoverla con attenzione utilizzando una pinzetta e ruotando delicatamente il corpo del parassita prima di staccarlo. Successivamente, è necessario disinfettare la zona e verificare che non siano rimasti frammenti del parassita nella cute.

Zecche e global warming

Il cambiamento climatico sta influenzando significativamente la diffusione e l'attività delle zecche. Con l'aumento delle temperature medie globali e l'allungamento delle stagioni calde, le zecche trovano condizioni sempre più favorevoli per la loro sopravvivenza e riproduzione. In molte regioni, l'attività delle zecche si sta estendendo a periodi dell'anno un tempo inusuali, come l'autunno, e persino l'inverno. Inoltre, la maggiore umidità favorisce la proliferazione di questi parassiti, incrementando il rischio di incontri sgraditi per esseri umani e animali. Il riscaldamento globale sta anche permettendo alle zecche di colonizzare nuove aree geografiche, spostandosi verso nord e in altitudini maggiori. Questo fenomeno comporta un aumento dei casi di malattie trasmesse da zecche in regioni precedentemente non colpite, rendendo la prevenzione e la consapevolezza ancora più cruciali. La zecca rappresenta pertanto un parassita insidioso, capace di trasmettere gravi malattie se non gestito correttamente. La prevenzione, la corretta rimozione e la tempestiva consultazione medica sono fondamentali per minimizzare i rischi associati alla sua puntura.

]]>
<![CDATA[Il porcino moro o rosso, Boletus pinophilus]]>https://funghi.3bmeteo.com/boletus-pinophilus/66881246667416000149b824Wed, 10 Jul 2024 07:12:00 GMT

Fra i quattro Re “porcini” è sicuramente la specie più bella e rappresentativa dal punto di vista estetico; riconoscibile facilmente per i suoi colori, l’alone rossastro sotto alla cuticola e l’elevato peso specifico, è anche però considerato dai cercatori il meno buono fra i quattro porcini presenti in Italia, in quanto non possiede un aroma intenso e penetrante nel fresco. In verità è un fungo ottimo e adatto a tutti gli usi, in quanto acuisce notevolmente il suo profumo sia dopo cottura, sia dopo essiccazione; inoltre, fra i quattro porcini, è quello solitamente meno amato da parassiti, il che lo rende un fungo eccezionale sotto ogni aspetto. È il primo e ultimo porcino che incontriamo nei boschi: fa una veloce comparsa in primavera (aprile-giugno), resiste in alta montagna nei mesi estivi (luglio-settembre) e fruttifica da settembre fino alle prime nevicate nei boschi appenninici, talvolta resistendo sin quasi alle soglie del Natale!

Il porcino moro o rosso, Boletus pinophilus

Come si riconosce?

Il cappello di Boletus pinophilus è globoso e molto carnoso, con il bordo ben aderente al gambo quando il fungo è giovane. Poi si allarga progressivamente ma raramente si distende del tutto, se non quando è molto vecchio. La superficie, che spesso presenta fessure e gibbosità, è dapprima “pruinosa”, cioè appare coperta da una sorta di velo di zucchero a velo, ma ben presto diventa completamente liscia, vischiosa quando il tempo è umido. Se è molto giovane, a causa della “pruina” che lo ricopre, i toni del cappello risultano bianchicci, poi sfoggia un’elegante colorazione rosso-granata con possibili varianti verso il vinoso o anche il viola-nerognolo. Le dimensioni possono anche essere “titaniche”: di norma il diametro tocca i 25-30 centimetri ma sono stati trovati esemplari con cappello di 40 centimetri! La "spugna" sotto il cappello, ovvero la superficie imeniale, è composta da tubuli fini e molto lunghi, prima bianchi poi verdastri. I pori, cioè i fori terminali dei tubuli, sono molto piccoli e stretti, prima bianchi, poi giallognoli e infine verde carico con possibilità di sparse macchie rugginose. Il gambo, negli esemplari giovani, è praticamente sferico, largo quanto il cappello se non di più. Quando il fungo matura, il gambo si allunga, ma in proporzione minore di quanto accade nel Boletus edulis e nel Boletus aestivalis, mantenendo una forma più tozza e aspetto più robusto; di colore è dapprima bianco, indi diviene poi bruno rossiccio. Il reticolo, quando è ben osservabile, apparentemente sembra meno esteso di quello dei porcini simili, e ha una tinta biancastra, poi, con l'età, ocra-rossiccia, similare a a quella del gambo. La carne è abbondante e spessa, con un peso specifico nettamente superiore rispetto a quello degli altri tre porcini. Bianca, presenta come quella del Boletus edulis un alone color rosato proprio sotto la pellicina che ricopre il cappello. Il sapore è dolce, l’aroma è meno intenso di quello degli altri porcini e pure un tantino diverso, apparentemente un po’ “fruttato”.

Il porcino moro o rosso, Boletus pinophilus
Esemplari freschi di Boletus pinophilus, ritrovati nella stagione autunnale, in Appennino.

Dove nasce

A livello di ricerca e raccolta, il trovarsi di fronte uno di questi porcini regala sempre forti emozioni: massiccio e dai colori vividi, riesce con la sua maestosità anche a corrompere l’animo del più efferato micologo che si dedica alla ricerca di specie da studio. È un fungo comune, sia sulle Alpi sia sugli Appennini, ma la sua presenza è definibile “a macchia di leopardo”, ovvero in certe zone lo troviamo piuttosto facilmente, mentre in altre, anche vicine, quasi mai od in maniera sporadica. I periodi preferenziali durante i quali fruttifica sono all’inizio ed alla fine della stagione dei “porcini”, in particolare i mesi di maggio-giugno e, soprattutto, ottobre e novembre, anche se in ambiente montano, nei mesi di luglio, agosto e settembre questa specie gioca un ruolo da protagonista.

💡
L’epiteto specifico, deriva dal latino Pinus, ovvero “pino”, e dal greco antico “phileo”, amico, amante; intendendo questa specie come tendenzialmente associata alla presenza di conifere del genere Pinus. In realtà, in Appennino e sulle Alpi questo fungo è molto diffuso sotto castagni, faggi e anche in boschi di abete rosso ed abete bianco!

I primi Boletus pinophilus della stagione pertanto spuntano in maggio-giugno, occasionalmente anche alla fine del mese di aprile, soprattutto al limite dei boschi di faggio e castagno, o negli areali submontani con presenza di pino silvestre, pino nero o pino laricio, in particolare sulle montagne della Calabria. Qui, fra l’erba, qualche giovane piantina di mirtillo, qualche avvallamento o pianoro, si può presentare in tutta la sua maestosità. La sua fruttificazione primaverile, se la temperatura non si è ancora stabilizzata sui valori del periodo di fine primavera o d'inizio estate, risulterà piuttosto sporadica e limitata alle zone collinari con buona esposizione solare, mentre invece, se il clima risulterà più vicino alle temperature estive, per soddisfare al meglio il suo bisogno di “tepore”, tenderà a fruttificare su crinali ripidi e con poca foglia sul terreno che, per la loro conformazione, colgono perpendicolarmente i raggi del sole.

Il porcino moro o rosso, Boletus pinophilus
Ambiente di ricerca di Boletus pinophilus in faggeta appenninica, in tarda primavera.

Quasi sempre i Boletus pinophilus più precoci precedono le avanguardie dei fioroni degli “estatini”, ovvero le primissime nascite dei Boletus aestivalis. Nei boschi di conifera, soprattutto in quelli di abete rosso ed abete bianco, questa specie ama mostrarsi nelle zone un pochino più ripide, dove scorre l’acqua dei temporali estivi, oppure nelle aree con presenza di arbusti di mirtillo. Durante la stagione calda (luglio, agosto, settembre) la sua presenza tende a limitarsi ad areali più freschi ed ombrosi, a quote medio-alte; in virtù di questa “affiliazione” ai climi più freschi, lo possiamo incontrare con più frequenza nelle regioni alpine, nell’est e nel nord dell’Europa. Con l’avvicinarsi dell’autunno, a poco a poco la sua presenza aumenta, iniziando a mostrarsi nelle aree più fresche ed ombrose del sottobosco (faggeta, castagneto, abetaia, pineta con presenza di Pinus sylvestris, P.nigra, P.nigra ssp.laricio), per poi fruttificare in maniera più costante e copiosa con il calo delle temperature e delle ore di irradiazione solare. Nei boschi misti di latifoglia occorrerà attendere l’arrivo dei primi freddi e concentrare le ricerche nei boschi di faggio a quote mediane, 700-1.200 metri d’altitudine, e sui castagneti, con preferenza per quelli frammisti a conifere e faggi. Qui, anche nel cuore del mese di novembre ed occasionalmente a dicembre, dopo la caduta delle foglie, sembra di andare alla ricerca di funghi in un paesaggio simil-lunare! La mancanza di fronde che ostacolano la vista permette inoltre di scorgere gli ultimi giganti “rossi” anche a decine di metri di distanza, fin quando il gelo, il vento freddo o le nevicate ne fermano definitivamente la crescita.

Clima da mori!

Questo fungo predilige climi moderati e temperati, caratterizzati da umidità media e temperature non eccessivamente calde; in genere, fruttifica principalmente all'inizio e alla fine della stagione alle varie altitudini, non amando particolarmente i periodi di pioggia intensa e continuativa, ma preferendo l'alternanza di periodi piovosi a giornate consecutive di clima stabile. Le condizioni meteo ideali per il Boletus pinophilus includono un periodo di fruttificazione che va da fine aprile a novembre, con occasionali apparizioni a dicembre, preferendo i periodi della tarda primavera e dell'autunno inoltrato. Durante queste stagioni, le temperature sono moderate e l'umidità del suolo, in genere, è bilanciata. Rispetto alle altre tre specie di porcini presenti in Italia, tollera meglio le temperature inferiori agli 8-10° e trova condizioni ottimali nei limiti di temperature medie compresi tra 14 e 21 gradi. Il vento prolungato e asciutto, o l'eccessiva evotraspirazione, solitamente al termine della primavera o al principio della stagione estiva, possono rallentare o fermare del tutto la prima buttata stagionale di questa specie.

Fedele alle fungaie

Come abbiamo già detto, fra le quattro specie di Boletus note come “porcini”, il nostro amico “dei pini” è entità molto fedele ai suoi luoghi di crescita. Queste “fungaie”, anche durante i periodi più siccitosi, anche all’inizio ed alla fine della stagione di fruttificazione (tarda primavera-tardo autunno) non tradiranno mai.

Pinophilus, o pinicola?

Fra i nomi comuni in uso in Italia, troviamo: brisa mora, porcino moro, rosso, vinacciolo. A livello tassonomico il primo ad osservare questa entità fu il noto micologo Carlo Vittadini, nominandola Boletus edulis var. pinicola, suggerendo come fosse differente rispetto al più classico e conosciuto Boletus edulis. Nel 1863 fu lo studioso Antonio Venturi a descrivere ed elevare al rango di specie Boletus pinicola, senza però osservare come lo studioso Olof Swartz, nel 1810, aveva chiamato con il medesimo epiteto (Boletus pinicola) un'altra specie fungina, nel caso un diffuso fungo lignicolo oggi noto come Fomitopsis pinicola. Per via del codice internazionale che regola la nomenclatura di ogni specie esistente, un nome già coniato ed assegnato ad un taxa preciso ed identificabile non può esser utilizzato per ridescrivere od indicare una specie differente. Quindi, nel 1973 furono i micologi cechi Albert Pilat ed Aurel Dermek ad assegnare a questo fungo il suo nome attuale e corretto, Boletus pinophilus. A livello europeo, questi sono i nomi comuni in uso, tutti più o meno con velati riferimenti alla presenza di conifere del genere Pinus nei suoi ambienti di crescita preferiti: boleto pinícola in spagnolo, sureny in catalano, andoa dos piñeiros in galiziano; Kiefernsteinpilz o Rothütige Steinpilz in tedesco, pine bolete o pinewood king bolete in inglese, cèpe des pins, bolet pinicole o cep des pins de montagne in francese; rødbrun steinsopp in norvegese, rødbrun stensopp in svedese, männynherkkutatti in finlandese, männi-kivipuravik in estone, pušyninis baravykas in lituano, priežu baravika in lettone, hřib borový in ceco, borowik sosnowy in polacco, borov vrganj in croato, borov goban in sloveno, hrib de pin in rumeno.

]]>
<![CDATA[Accessori e abbigliamento per la ricerca dei Funghi]]>https://funghi.3bmeteo.com/funghi-accessori-e-abbigliamento/668a915f0cab350001850153Sun, 07 Jul 2024 16:55:37 GMT

Pronti a immergerci nei boschi in cerca di funghi porcini, di specie da studio o di tartufi? La preparazione adeguata è essenziale per garantire una passeggiata sicura e fruttuosa: ecco come equipaggiarsi al meglio per affrontare i sentieri e le zone boschive con saggezza ed efficienza. Quando si va alla ricerca di funghi o tartufi, è fondamentale vestirsi a strati con capi leggeri e traspiranti, portando sempre nello zaino una giacca impermeabile e un pile o maglione, anche quando le previsioni meteo sembrano ottimali. È importante evitare i colori mimetici perché, in caso di incidente, indossare vestiti colorati aiuterà i soccorritori a localizzarci più facilmente.

A livello dei piedi, fondamentale calzare scarponi o scarponcini da montagna con suole in carrarmato che siano alti almeno fino alla caviglia, per evitare gli stivali di gomma, che sono scivolosi e non offrono adeguata protezione contro distorsioni. È bene indossare calzettoni spessi e lunghi fino al ginocchio per un ulteriore strato di protezione e comfort, per evitare anche di essere intaccati dalle zecche, che rivestono una problematica sempre maggiore nel territorio della nostra Penisola. Vestirsi a strati è una tecnica raccomandata per adattarsi ai cambi di temperatura che si possono verificare passando dall'interno di un bosco a un sentiero aperto e assolato; le variazioni di tempo durante la giornata e l'attività fisica intensa come una salita possono farci sudare, mentre una folata di vento può abbassare rapidamente la temperatura corporea. Per questi motivi, una leggera giacca a vento impermeabile da ripiegare e portare nello zaino ci proteggerà da possibili precipitazioni. Non dimentichiamo comunque di installare l'APP di 3BMeteo e seguire l'evoluzione della giornata! Per quanto riguarda i colori da indossare, è sempre meglio scegliere tonalità vivaci che aumentano la visibilità in caso di incidenti; le tute mimetiche non servono davvero a nulla. I pantaloni devono essere lunghi, realizzati in tessuto leggero e traspirante, che non ostacoli i movimenti. È anche importante proteggere il collo per evitare raffreddori o torcicollo; se un maglione a collo alto o una sciarpa risultano scomodi durante la camminata, un semplice fazzoletto di cotone annodato intorno al collo può fornire la protezione necessaria senza eccessivo ingombro o calore.

Raccogliere con rispetto

Accorgimenti importanti devono essere tenuti presenti anche durante la raccolta dei funghi. Ad esempio, quando troviamo un porcino, è essenziale verificare che non ci siano serpenti o nidi di vespe da terra nelle vicinanze, per la nostra cautela e il loro riposo. Dopo aver fatto ciò, il fungo dovrebbe essere estratto dal terreno con un movimento rotatorio, facendo attenzione a ricoprire il punto di raccolta per preservare lo strato umifero del terreno. Inoltre, non è necessario né utile battere ripetutamente il fungo sul cappello per pulirlo: tale pratica, spesso diffusa attraverso i social media, è in realtà un gesto di scarso rispetto verso il raccolto. Una volta raccolto il fungo, questo va ripulito dai residui terrosi e riposto con cura all'interno di un cestino in vimini, che è l'opzione classica e più indicata. I contenitori rigidi e areati, come i cestini, sono preferibili rispetto agli zaini non rigidi e alle buste di plastica, che possono causare il deterioramento rapido dei funghi, poiché tendono a scaldare troppo il raccolto.

Accessori e abbigliamento per la ricerca dei Funghi
Un cestino di funghi porcini, Boletus edulis, in ambiente alpino.

Il bastone da trekking è un altro strumento indispensabile; serve da appoggio, soprattutto su terreni scoscesi e scivolosi, e aiuta a individuare i funghi nascosti sotto le foglie o i rami. Quanto al coltellino, l'ideale è uno strumento dotato di una lama ricurva non seghettata e un pennellino, per una pulizia sommaria ma efficace del fungo non appena raccolto.

💡
La pulizia sommaria dei funghi sul luogo di raccolta è obbligatoria per legge; inoltre il trasporto deve avvenire sempre in contenitori rigidi e areati, mai in sacchetti o buste di plastica.

Nel necessarie, non deve mancare il telefono cellulare, che deve sempre essere ben carico! Oltre a permettere di chiamare i soccorsi in caso di emergenza, può essere utilizzato per scattare foto ai funghi trovati, utili per una successiva identificazione o semplicemente per documentare la propria esperienza. Inoltre, anche se i sentieri possono sembrare familiari, è facile disorientarsi nei boschi. Un dispositivo GPS non solo aiuta a mantenere la rotta, ma può anche salvare posizioni importanti, come il luogo di un ricco ritrovamento di funghi o il percorso di ritorno al punto di partenza. Per chi non dispone di un dispositivo GPS dedicato, molte app per smartphone offrono funzionalità simili che possono funzionare altrettanto bene. Anche l'alimentazione è molto importante, e l'idratazione addirittura cruciale, soprattutto quando si cammina per lunghe ore in ambienti naturali, dove le fonti di acqua potabile possono essere scarse e la giornata può prevedere sforzi importanti. Portare una buona scorta di acqua è essenziale per evitare la disidratazione, specialmente in giornate calde o durante escursioni prolungate.

Seguendo queste linee guida, la vostra esperienza nel bosco sarà sicura, rispettosa dell'ambiente e, speriamo, molto produttiva; troverete molti altri articoli su queste pagine che affronteranno questi temi in maniera più approfondita.

]]>
<![CDATA[A Funghi, si va a... Piedi!]]>A cercare i funghi ci si va a piedi. Spesso, addirittura, si trascorrono intere giornate camminando nel bosco. Dal punto di vista dei nostri piedi ciò significa compiere svariate migliaia di passi, chilometri di marcia su terreno accidentato, eterogeneo e, se ci troviamo in montagna, anche centinaia di metri

]]>
https://funghi.3bmeteo.com/a-funghi-si-va-a-piedi/667191a50ec27b0001db0a02Wed, 03 Jul 2024 16:35:00 GMT

A cercare i funghi ci si va a piedi. Spesso, addirittura, si trascorrono intere giornate camminando nel bosco. Dal punto di vista dei nostri piedi ciò significa compiere svariate migliaia di passi, chilometri di marcia su terreno accidentato, eterogeneo e, se ci troviamo in montagna, anche centinaia di metri di dislivello, a salire e scendere. Con queste premesse è ovvio che le scarpe diventano un attrezzo fondamentale nell’armamentario del cercatore. Nel girovagare a caccia di finferli, porcini o specie da studio, talvolta si ha la fortuna di camminare su tappeti di muschio, su aghi di pino compatti, nell’erba brucata di fresco dal bestiame o da animali selvatici. Altre volte invece si ha la disgrazia di farlo tra i rovi, nell’erba alta, su aghi di pino secchi e friabili o nel mirtillo fitto da non vedere dove si mettono i piedi; così come capita di dover guadare un corso d’acqua, o di attraversare una placca di roccia viscida, una zona acquitrinosa, un intrico di tronchi d’alberi abbattuti dal vento. C’è poi sempre il rischio di infilare un piede in una buca, di inciampare in un vecchio filo spinato (nei boschi di certe valli, cent’anni fa teatri di guerre, succede e non di rado), di calpestare la coda a una vipera distratta come noi, spaventata persino più di noi. Premesso che anche con scarpe qualsiasi ai piedi, a tanti sarà capitato di affrontare il bosco e magari di riempire il cesto di magnifici porcini in meno di due ore, sulle calzature più adatte al cercatore di funghi c’è molto da dire. Come in ogni campo dello scibile, anche su questo argomento ognuno ha le proprie abitudini, i propri gusti e la propria teoria. Sempre supportata da “inconfutabili” argomenti.

A Funghi, si va a... Piedi!
Boletus pinophilus, una fra le quattro specie di porcini presenti in Italia.

La scelta delle calzature

Non troveremo un commesso specializzato che ci consiglierà le stesse scarpe di un altro, e bisogna subito dire che sul mercato non esiste una calzatura espressamente studiata e proposta per il cercatore di funghi. Non resta che scegliere fra i prodotti pensati per attività outdoor che, come la ricerca dei funghi e dei tartufi, si svolgono su terreno accidentato misto: il trekking, l’escursionismo, la caccia. Scarpe comode di media pesantezza, resistenti all’acqua e all’usura, con suole adatte al terreno misto e tomaie alte per proteggere, prima ancora che dalle distorsioni, dal rischio di abrasioni e dall’incontro ravvicinato con animali pericolosi. Tralasciando il classico e, diciamolo pure, superato scarpone da montagna in cuoio ingrassato, con la classica tripla cucitura della suola a vista, indistruttibile ma da scartare per la sua pesantezza (soprattutto quando si bagna) e per l’eccessiva rigidità, e scartati anche gli scarponi da alpinismo, anch'essi troppo pesanti e rigidi, parliamo di scarponi in pelle: calzature tecniche di ultima generazione, come si dice “studiate attorno al piede”, e confezionate accoppiando al pellame - materiale antico, meraviglioso e insuperato per resistenza - materiali super tecnici come le membrane impermeabili-traspiranti e le suole a durezza differenziata.

Le membrane impermeabili-traspiranti

Le membrane impermeabili-traspiranti sono un elemento fondamentale nelle calzature outdoor, come quelle utilizzate per la ricerca dei funghi. Un esempio noto è il Gore-Tex. Queste membrane sono inserite tra la tomaia e il rivestimento interno della scarpa, creando una barriera impenetrabile all'acqua dall'esterno, ma estremamente permeabile al vapore acqueo prodotto dal piede. In pratica, l'acqua esterna non riesce a penetrare, mentre il sudore del piede viene espulso, mantenendo il piede asciutto. È importante perché, pur garantendo un’impermeabilità pressoché assoluta allo scarpone, permette al piede di traspirare e rimanere, quindi, asciutto. Tale “magia” è consentita dal diametro microscopico degli innumerevoli fori che costellano fitti un sottile foglio di teflon accoppiato a una tela traspirante, sottile e robusta: questa è, in parole povere, una membrana impermeabile-traspirante. L’aria e il vapore hanno libera circolazione attraverso i microfori, mentre le goccioline d’acqua restano fuori. E per il benessere del cercatore di Funghi ciò è fondamentale; specie se le previsioni di 3BMeteo annunciano una giornata umida o piovosa!

La suola

Anche la suola riveste una fondamentale importanza: deve essere resistente all’usura, sufficientemente flessibile, costruita con forme e materiali in grado di “tenere” sui terreni più svariati, sul liscio, sul bagnato, sull’erba così come sul terreno soffice e sulla roccia viva. Le suole da montagna dell’ultima generazione, non discostandosi sostanzialmente dal vecchio carrarmato per quanto riguarda il disegno della scolpitura, si sono evolute nei materiali: per le parti che più rischiano di consumarsi vengono impiegate mescole relativamente dure, mentre la tenuta su superfici lisce e bagnate è assicurata dalla mescola più morbida utilizzata per costruire la zona centrale della suola.

L'intersuola

Posizionata a mo’ di sandwich fra il battistrada e il plantare, è di grande importanza l’intersuola: anche questa, in qualche caso, realizzata con materiali espansi compositi e di durezza differenziata, ha forme anatomiche e spessori variabili ed è resa solidale al resto della suola e della scarpa attraverso processi di incollaggio-vulcanizzazione e cuciture di rinforzo. L’intersuola ha l’importante funzione di assorbire gran parte delle vibrazioni e dissipare i continui contraccolpi che altrimenti durante il cammino, specialmente in discesa, sarebbero trasmessi direttamente agli arti, alle articolazioni e dunque alla colonna vertebrale. L’intersuola ha altresì funzioni coibentanti, ”isola” le piante dei nostri piedi dal terreno, oltre a contribuire alla giusta flessibilità della scarpa.

Quale calzatura scegliere, quindi?

La scelta delle calzature giuste è essenziale per chi cerca funghi, e le membrane impermeabili-traspiranti rappresentano una delle migliori innovazioni in questo campo, garantendo comfort, protezione e prestazioni superiori. Continua a seguirci per aggiornamenti e nuove previsioni, e buon divertimento nella tua prossima avventura alla ricerca, fotografia, studio e raccolta di funghi!

]]>
<![CDATA[Il porcino dell'estate, Boletus aestivalis]]>https://funghi.3bmeteo.com/boletus-aestivalis/6687eec6667416000149b79eThu, 27 Jun 2024 11:08:00 GMT

Il porcino estivo, noto anche come estatino o porcino d’estate, è una delle specie più interessanti che si possono ricercare nel bosco. Conosciuto scientificamente come Boletus aestivalis o Boletus reticulatus, questo fungo -nonostante i nomi popolari- non si limita a svilupparsi solo nella stagione estiva, ma può essere trovato anche in autunno inoltrato e persino in primavera. Nonostante la possibilità di trovarlo verminato durante le stagioni calde, il suo valore gastronomico rimane ineguagliabile, soprattutto se utilizzato in ricette semplici o essiccato, grazie al suo aroma intenso e dolce.

Il porcino dell'estate, Boletus aestivalis
Boletus aestivalis: tre splendidi esemplari in un castagneto, all'inizio della stagione estiva.

Un piccolo record, però, lo detiene: quello del gambo più lungo fra le quattro specie di porcini presenti in Italia! Negli spiazzi ai bordi dei boschi, dove è presente erba rigogliosa, spuntano “estatini” di straordinaria statura: dovendo superare in altezza l’erba per assorbire i raggi solari, infatti, può accadere che il loro gambo arrivi a misurare anche trenta centimetri di lunghezza! Fra le quattro specie di porcini, “l’estatino” è quello di dimensioni mediamente più ridotte, quello -in genere- dal profumo più intenso, con il reticolo sul gambo ben evidente e con le tinte del cappello variegate. Nelle forme chiare, la cuticola (ovvero, la sottile pellicina che ricopre la carne del cappello) tende spesso a screpolarsi in caso di clima secco e ventoso. Il cappello raggiunge anche i 2o centimetri di diametro; pur se raramente cresce tanto e, soprattutto nelle forme più chiare, tende a screpolarsi naturalmente. A seconda delle situazioni climatiche e delle zone dove cresce, la tinta del cappello può variare ampiamente, schiarendo di fatto con tempo asciutto e risultando più vivida con buone condizioni di umidità. l’imenoforo presenta tubuli più corti rispetto a quelli del classico Boletus edulis e, accorciandosi in prossimità del gambo, creano un’infossatura intorno allo stesso. I pori (l’apertura inferiore dei tubuli), così come i tubuli stessi, da inizialmente bianchi passano al giallognolo, poi diventano di colore verde oliva pallido quando il fungo è maturo. Il gambo si allunga assai velocemente e di solito è piuttosto sottile se rapportato alle dimensioni del cappello, ma ci sono “robuste” varianti. Ha un colore beige-ocra ed è caratterizzato dalla presenza di un reticolo molto sviluppato che diventa bruno e risalta sullo sfondo più chiaro. La carne è bianca, non cambia colore al taglio è abbastanza soda ma sempre più cedevole alla pressione delle dita a mano a mano che il fungo cresce; l’aroma è ben marcato e il gusto è piacevolissimo, quasi dolciastro.

Dove cercare il porcino estivo?

Il nostro Boletus aestivalis nasce in simbiosi con diversi alberi, però ha un debole per il castagno, le querce caducifoglie (soprattutto roverelle e cerri), i faggi, i tigli, i noccioli e il carpino nero. Molti pensano che non si trovi nei boschi di conifere, invece è diffuso sia sotto abete rosso, sia sotto abete bianco, seppur infrequentemente. Nelle radure di montagna fino a 2.000 metri e oltre, dove di alberi non c’è neppure l’ombra, si rinviene negli arbusteti ove è presente l’uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi), spesso coadiuvata dall’azione umidificatrice dei ginepri montani e delle piante di mirtillo. Nella stagione primaverile, inizia a mostrarsi nelle zone più soleggiate dei boschi di castagno, faggio e cerro, luoghi dove già in maggio si può sperare d'incontrare qualche esemplare in più.

Il porcino dell'estate, Boletus aestivalis
Giovani esemplari del porcino estivo, Boletus aestivalis, in un bosco di cerro (Quercus cerris).
💡
I primi esemplari della stagione primaverile, in diverse zone della Penisola vengono chiamati "fioroni", per la loro precocità. Rappresentano il primo segnale dell'inizio della stagione dei porcini, approfittando delle condizioni climatiche favorevoli delle zone più soleggiate e umide dei boschi, in particolare quelli appenninici.

Quando andiamo alla ricerca dei porcini d’estate dobbiamo tenere ben presente che le migliori possibilità d'incontrarlo le avremo all’aperto, nei punti con vegetazione limitata, quando non addirittura ai bordi del bosco, magari in pieno prato. Assolutamente da non trascurare sono i punti con frammenti pietrosi, a maggior ragione se ai margini del bosco -ovviamente da affrontare con attenzione e sicurezza-. Le pietre, infatti, trattengono il calore più a lungo, scaldando il terreno intorno e rendendolo propizio alla crescita degli estatini. Con l’arrivo del vero caldo, ma questo vale anche per tanti altri funghi, bisogna spostarsi oltre i 1.000 metri e cercare nelle zone prative vicino ai boschi di faggio, ma non direttamente nel cuore del bosco. Ancora più avanti, diciamo verso inizio luglio, potrebbe capitare di dover salire ancora di quota, verso le foreste di abete rosso e abete bianco. Tutto ciò fino -in genere- all’inizio del mese di agosto, quando il “nostro” estatino verrà soppiantato, pur se non completamente, dal porcino più comune, il Boletus edulis. In settembre e ottobre, soprattutto nei boschi appenninici, ritorna prepotentemente alla ribalta nei boschi di querce e nei castagneti, prevalentemente verso gli Appennini, dapprima in Liguria, Emilia e Toscana e poi, in ottobre e oltre, sempre più a Sud fino alla Puglia e alla Sicilia.

Quale meteo?

Boletus aestivalis è specie che prospera in condizioni climatiche miti o appena calde, e moderatamente umide; per questo è diffuso nelle località con frequenti temporali estivi, che apportano l'umidità necessaria al suolo, seguiti da periodi di caldo moderato. Temperature troppo elevate o un clima eccessivamente secco possono compromettere la crescita e la qualità del fungo. La presenza di umidità costante nelle ore notturne, soprattutto nelle aree con copertura vegetale estesa che trattiene l'umidità, può favorirne la nascita anche in periodi più marcatamente asciutti; il suo range ideale di temperatura mediana per la fruttificazione, va dai 15-16 ai 22-23 gradi circa.

Il porcino dell'estate, Boletus aestivalis
Tre esemplari di Boletus aestivalis, in una faggeta appenninica, dopo un rapido temporale.
]]>
<![CDATA[Andar per Funghi in sicurezza]]>https://funghi.3bmeteo.com/funghi-in-sicurezza/66719a880ec27b0001db0a22Mon, 24 Jun 2024 08:05:00 GMT

Quando si parte per un'escursione alla ricerca di funghi o tartufi, è fondamentale essere preparati e seguire alcune regole di base per garantire la sicurezza propria e quella dell'ambiente circostante. Noi di 3BMeteo teniamo fortemente a questo aspetto, fornendovi previsioni meteorologiche affidabili e dettagliate, suddivise per fasce orarie. Ecco un elenco di dodici punti essenziali che ogni appassionato cercatore dovrebbe tenere a mente prima di avventurarsi nei boschi. Questi consigli non solo ti aiuteranno a goderti la tua passione in modo sicuro, ma contribuiranno anche alla conservazione degli ecosistemi che visiti.

  1. Segui le previsioni meteo: controlla le previsioni orarie di 3BMeteo sull'evoluzione della giornata: freddo, vento, pioggia o temporali, in ambienti ostici come i boschi, possono non essere piacevoli compagni d'escursione!
  2. Indossa scarponi di qualità con suola rigida: evitano distorsioni, cadute e scivolate su terreno bagnato. Evita gli stivali che non proteggono le caviglie.
  3. Utilizza un cestino da funghi in vimini, con o senza tracolla, o uno zaino o gerla come compagno fedele. Sono vietate per legge le buste di nylon e plastica.
  4. Non danneggiare o distruggere funghi e piante che non conosci: rischi di alterare gli equilibri dell’ecosistema e delle foreste.
  5. Frequenta i boschi di giorno: di notte e con l'ausilio di luci artificiali, oltre ad essere vietato per legge, disturbi la fauna e rischi di perderti nelle foreste.
  6. Vestiti a strati e porta un impermeabile: il fresco mattutino e le condizioni meteo possono variare rapidamente, e non vanno mai sottovalutate.
  7. Scegli almeno un capo d'abbigliamento colorato per essere rapidamente individuato in caso di necessità di soccorso (evita le divise mimetiche!).
  8. Porta con te un coltellino: una pulizia sommaria nel bosco, oltre a essere prevista per legge, ti aiuta a portare il raccolto già ordinato a casa.
  9. Rispetta permessi e regolamenti di ricerca: in alcune zone la raccolta è permessa solo in determinati giorni della settimana e sono previste limitazioni.
  10. Non consumare funghi di cui non sei certo della determinazione: in caso di dubbi consulta il micologo della ASL o il gruppo micologico più vicino.
  11. Non fidarti dei consigli da parte di persone non adeguatamente formate; evita di trarre indicazioni sul consumo dai social network!
  12. I funghi sono una passione: tale deve rimanere! I veri appassionati godono del bosco e della natura in ogni attimo e forma, senza mai strafare.
Andar per Funghi in sicurezza
Il classico cesto in vimini permette una migliore conservazione del nostro raccolto di funghi.
]]>
<![CDATA[Funghi: un Regno di curiosità!]]>Porcini, finferli, Amanita: sono queste le parole più comuni quando, alle soglie di settembre, un gran numero di appassionati inizia a pensare ai prodotti gastronomici d’eccellenza della stagione autunnale: i Funghi. Per alcuni sono i “figli delle muffe”; per altri, esclusivi compagni di risotti o

]]>
https://funghi.3bmeteo.com/ch/66719ee10ec27b0001db0a61Sat, 22 Jun 2024 16:41:49 GMT

Porcini, finferli, Amanita: sono queste le parole più comuni quando, alle soglie di settembre, un gran numero di appassionati inizia a pensare ai prodotti gastronomici d’eccellenza della stagione autunnale: i Funghi. Per alcuni sono i “figli delle muffe”; per altri, esclusivi compagni di risotti o tagliatelle; per altri ancora, un bene di lusso da conservare per le grandi occasioni. Ma che cosa sono realmente i Funghi? Come nascono e si riproducono? Domande che sembrano banali ma che nascondono un mondo di curiosità fatto di storia, evoluzione e studi scientifici.

I Funghi sono organismi viventi molto particolari: privi di movimento, costituiti da elementi chimici propri del regno animale, come la chitina; non effettuano la fotosintesi clorofilliana e sono definiti “eterotrofi” perché non sono in grado di produrre da soli sostanze nutritive ma dipendono da quelle già preesistenti, assorbite dal substrato di crescita grazie a particolari enzimi digestivi.

Funghi: un Regno di curiosità!
Boletus edulis, il fungo "porcino" per eccellenza, ricercato ed apprezzato a livello mondiale.

Inizialmente considerati organismi vegetali, con il progredire degli studi sono stati classificati in un Regno a sé stante, noto come Regno Fungi. All’interno di questo Regno, sono state classificate numerose specie fungine, dai noti porcini ai più curiosi Pirenomiceti. Il termine “fungo” deriva dal latino “fungus”, che a sua volta potrebbe provenire dal greco “sphongos”, significando “spugna”. Questa connessione etimologica potrebbe riferirsi all’aspetto spugnoso di alcune specie di funghi. Un’altra possibile interpretazione lega il termine alla radice indoeuropea “bhug-”, che significa “gonfiarsi” o “crescere”, in armonia con la natura dei funghi, che spuntano dal suolo crescendo rapidamente. Nel corso del tempo, il termine “fungus” è stato adottato nelle lingue moderne e dalla comunità scientifica per indicare l’intero regno dei Funghi. Parallelamente, il termine “micete” ha origine dal greco antico “mykēs” (μύκης), che significa “fungo”, e può essere utilizzato come sinonimo del termine “fungus”.

Nel mondo esistono più di 800.000 specie di funghi conosciute, benché la diversità sia stata stimata in oltre cinque milioni di specie. Fra queste troviamo i macromiceti, ovvero i funghi che raccogliamo nel bosco come i porcini, i finferli, le mazze da tamburo, ma anche quelli che troviamo al banco del fruttivendolo.

Questi organismi, pur essendo privi di movimento e silenziosamente ancorati ai loro substrati, giocano ruoli cruciali negli ecosistemi terrestri, contribuendo significativamente al ciclo globale del carbonio, al riciclo di nutrienti e alla formazione di associazioni micorriziche (simbiosi) indispensabili per la crescita delle piante. Oltre alla loro presenza ubiquitaria e al contributo ecologico, i funghi si distinguono per la loro applicazione in ambiti che vanno dalla gastronomia alla biotecnologia, dimostrando una versatilità che abbraccia la produzione di antibiotici come la penicillina, enzimi per l’industria e soluzioni innovative per il biorisanamento. La loro rilevanza nella medicina tradizionale e moderna apre inoltre nuove frontiere nella ricerca farmaceutica, con studi che indagano le proprietà salutistiche di specie fungine per trattamenti innovativi di varie malattie.

La straordinarietà dei funghi risiede anche nella loro capacità di adattarsi a un’ampia varietà di condizioni meteorologiche ed habitat, dalla densa foresta pluviale al deserto, mostrando una resilienza e una capacità di sopravvivenza che sfidano le convenzioni biologiche. Non meno importante è la consapevolezza dei rischi associati ad alcune specie velenose, che sottolinea la necessità di una profonda conoscenza di questo Regno.

💡
Alcune specie di Funghi sono grado di svilupparsi in ambienti alquanto ostici e inospitali, come il deserto del Sahara o i ghiacci dell'Antartide!

L’impiego dei funghi nella produzione sostenibile di materiali e il loro potenziale nel contribuire a soluzioni ecocompatibili per le sfide ambientali attuali e future sottolineano ulteriormente il loro ruolo vitale non solo nell’ambiente naturale ma anche nel progresso tecnologico e sostenibile. In definitiva, l’esplorazione del Regno fungino ci offre una finestra su un mondo di possibilità illimitate, ricordandoci la complessità, l’interconnessione e la meraviglia della vita sulla Terra.

Funghi: un Regno di curiosità!
Dendropolyporus umbellatus, il "fungo dai mille cappelli", un esempio straordinario della biodiversità che caratterizza le oltre 800.000 specie incluse nel Regno dei Funghi.
]]>
<![CDATA[Il porcino comune: Boletus edulis]]>https://funghi.3bmeteo.com/boletus-edulis/66867510347f8800017e6023Fri, 21 Jun 2024 13:15:00 GMT

In Italia, il termine "porcino" evoca immediatamente l'immagine di funghi robusti e prelibati, apprezzati sia dai cercatori di funghi che dagli appassionati di gastronomia. Questi funghi, appartenenti al genere Boletus, si suddividono principalmente in quattro specie, tutte parte della sezione Edules; sono Boletus edulis, Boletus aereus, Boletus aestivalis e Boletus pinophilus. Ognuna di queste possiede caratteristiche uniche che le rendono inconfondibili e particolarmente amate per le loro qualità organolettiche e versatilità in cucina. In questo articolo, scopriremo Boletus edulis, la più diffusa sul territorio nazionale e mondiale!

Il porcino comune: Boletus edulis
Due esemplari di Boletus edulis, porcino comune, in una foresta dell'Appennino centrale.

La specie più rappresentativa dei funghi eduli in Europa e in Italia è senza dubbio il porcino "classico", il Boletus edulis. È interessante notare come, in alcuni paesi europei, questo fungo fosse considerato quasi una specie "infestante" fino agli anni Novanta, quando il commercio globale dei funghi porcini ha conosciuto una notevole crescita. Tuttavia, in diversi paesi del Nord Europa, il Boletus edulis non è tradizionalmente molto popolare; qui gli viene preferito il finferlo, noto anche come galletto o Cantharellus cibarius. Al contrario, nei paesi dell'Europa dell'Est, oltre alla raccolta commerciale dei porcini, esistono ricche tradizioni gastronomiche e folkloristiche legate a questa specie, particolarmente in Romania, Polonia, Bulgaria, Ungheria e Lituania.

Clima e ambiente

Come tutti i funghi, anche il Boletus edulis, ha specifiche preferenze meteorologiche che influenzano significativamente la sua fruttificazione. Questa specie sembra prediligere periodi caratterizzati da piogge frequenti seguite da temperature miti e umidità costante. I temporali estivi, in particolare, sono cruciali per stimolare la sua crescita, rendendo le prime due settimane dopo una pioggia abbondante il momento ideale per la sua raccolta. Inoltre, temperature tra i 13 e i 22 gradi sono ottimali per il suo sviluppo, con una particolare preferenza per condizioni climatiche con notti fresche e i giorni caldi. L'habitat ideale include ambienti boschivi con suolo ben drenato ma costantemente umido, spesso in associazione con conifere e latifoglie come abete rosso, abete bianco, castagno e faggio; è invece meno frequente in boschi puri di querce, sia caducifoglie, sia sempreverdi. Non si trova sotto ai larici; può formare invece simbiosi con arbusti d'alta quota come l'uva-ursina (Arctostaphylos uva-ursi).

Il porcino comune: Boletus edulis
Boletus edulis in ambiente alpino, sotto peccio (Picea excelsa)

Nei contesti dove cresce, può farlo anche in presenza di brugo (Calluna vulgaris), felce aquilina (Pteridium aquilinum) e mirtilli selvatici (Vaccinium myrtillus).La presenza di muschio e la copertura vegetale contribuiscono a mantenere l'umidità necessaria, favorendo un microclima perfetto per la sua crescita. In Italia spunta in piena estate, generalmente più tardi rispetto agli altri porcini. È raro trovarlo prima della fine di giugno; nelle aree alpine, ci sono buone possibilità di trovarlo durante tutto luglio, agosto, settembre e ottobre, soprattutto in ambienti umidi e tra i massi che trattengono l'umidità; in Appennino molto si basa sulle precipitazioni temporalesche e sull'altitudine, ma l'optimum di crescita va dalla seconda decade del mese di agosto sino alla prima decade di novembre.

Come è fatto

Questa specie fu descritta per la prima volta nel 1782 dal botanico francese Pierre Bulliard e mantiene ancora il nome originale. Il termine latino bōlētus significa "fungo" e deriva dal greco antico βωλίτης, "fungo terrestre". L’epiteto specifico edulis significa commestibile, in riferimento al suo valore gastronomico. Boletus edulis può anche sfiorare i 40 centimetri di diametro del cappello, anche se la media va dagli 8 ai 20 centimetri. All’inizio si presenta globoso, con il margine aderente al gambo. Poi si distende fino a diventare del tutto piano a maturità, raramente incavato al centro. Di solito la superficie è liscia, ma è anche facile trovarne con la cuticola raggrinzita e un tantino bitorzoluta, mai vellutata, anzi piuttosto vischiosa. Il colore è molto variabile, dal bianchiccio al crema, dal nocciola fino al castano più o meno deciso. Il bordo del cappello è spesso e a volte più chiaro che al centro. Talvolta compare una strettissima linea bianca sull’orlo. L’imenoforo è formato da tubuli molto lunghi e terminano con pori piuttosto stretti; dapprima sono bianchi, poi gialli e a maturità diventano verdi. La carne è spessa, soda all’inizio, poi via via sempre più tenera negli esemplari maturi. L’aroma è gradevole e aumenta d’intensità quando lo essicchiamo. Il sapore richiama un ipotetico gusto tra la nocciola e la noce. Non cambia colore né al taglio né alla pressione, è completamente bianca, seppure non proprio candida, a eccezione della parte immediatamente a ridosso della pellicina che ricopre il cappello dove c’è un alone vinoso spesso anche un paio di centimetri, soprattutto negli esemplari più vecchi. Il gambo, negli esemplari giovani è panciuto ma presto diventa slanciato, con un ispessimento a forma di bulbo alla base. È di un bel colore bianco gesso anche se con il tempo può diventare nocciola ed è ricoperto da un reticolo abbastanza esteso che occupa, mediamente, circa i 2/3 della lunghezza totale. Anch’esso è bianco, soprattutto nei funghi piccoli, ma piano piano scurisce fino a diventare bruniccio. In tutti i casi, è un tantino più scuro del colore di fondo.

Il porcino comune: Boletus edulis
Esemplari di Boletus edulis, giovani (a pori bianchi) e in maturazione (giallastri).

A volte è bianco, o giallo!

Tra le varianti ecologiche e cromatiche, il Boletus edulis f. albus è completamente bianco, privo delle pigmentazioni classiche, mentre il Boletus edulis f. citrinus ha il cappello di un colore giallo limone, trovato in castagneti e faggete dove vengono bruciati rami e sterpi. Queste varietà, un tempo considerate specie separate, sono state confermate come appartenenti a Boletus edulis grazie a recenti studi genetici.

Pane degli scoiattoli?

Fra i nomi comuni più diffusi, troviamo l’italiano “porcino”, spesso utilizzato anche sui mercati internazionali per il commercio. In Inghilterra è noto con il nome di “penny bun” per la sua forma arrotondata del cappello, che ricorda una moneta; in tedesco è noto come fungo di pietra o steinpilz, in riferimento alla compattezza delle sue carni; medesima origine ha anche il nome popolare in norvegese steinsopp. Gli austriaci lo chiamano volgarmente herrenpilz, fungo “nobile”, mentre in Francia è conosciuto come cèpe, derivante dal latino cippus in riferimento al suo gambo carnoso (in diversi dialetti italiani veniva chiamato ceppatello). Curioso (e complesso) il nome utilizzato in Olanda per questa specie, eekhoorntjesbrood, che significa tradotto alla lettera “pane dello scoiattolo”; questo perché in molte aree verdi dei Paesi Bassi è facile imbattersi in nascite di Boletus edulis anche nei parchi cittadini, ove non mancano roditori buongustai. Belyj grib (Белый гриб in cirillico) è invece il nome popolare in Russia e nelle regioni confinanti: significa fungo bianco, in riferimento alla superficie dei pori in giovane età ed alla carne immutabile, e viene utilizzato per distinguerlo dalle altre specie di Boletaceae a pori colorati o dalla carne virante. In Spagna è noto come hongo pambazo o seta de calabaza; il pambazo è una sorta di pane integrale il cui colore ricorda quello del cappello del Boletus edulis, mentre “calabaza” significa zucca e si riferisce al suo aspetto “massiccio”. In portoghese è noto come míscaro, tortulho o più “italianamente” come cogumelo porcino. In nord Europa, curiosamente in regioni ove questa specie non è particolarmente ricercata, assume nomi “nobili”: in Svezia è infatti conosciuto come Karljohanssvamp, tradotto letteralmente il “fungo di Re Carlo Giovanni”; riferimento a Carlo XIV Giovanni di Svezia, che divenne monarca di Norvegia e Svezia nel 1818 ed era ghiotto di porcini, che amava ricercare nelle foreste prossime al Rosersbergs slott, il palazzo reale di Stoccolma; in danese, oltre al classico Spiselig Rørhat (boleto commestibile), è conosciuto popolarmente anche come Karl Johan svamp. Ed ancora, in Finlandia è conosciuto come “herkkutatti”, derivante da herkullinen (delizioso) e tatti (boleto).

Il porcino comune: Boletus edulis
Boletus edulis: giovani esemplari in un bosco misto di faggio ed abete bianco, in Appennino.

Alcuni nomi dialettali utilizzati nella nostra Penisola per indicare questa specie, sono: Royalle, Bolet royal (Valle d’Aosta); Funz capelet, Bolè porchin, Castagneul, Funscapelèt, Bolè porcin, Bolè purchìn (Piemonte) Anvriœl (Alessandria); Stagn (Novara); Bolé carej (Asti) Boulé de freid (Langhe, Nizza Monferrato, AT); Bolè d’otonn, Bulè d’autegn (Cuneo); Funs bianch: (Galliate NO); Dörèl, Dürel, Léger, Nona, Ferré, Ferraresi, Fonz ferràr, Fonz ferrèr, Fréer, Legorsella, Légorzéla, Bianchin, Biancon, Ferré levrìn, Fonz ferré (Lombardia) Stagnol, Ambrusì, Carbunér, Neerzi (Bergamo) Ligorsèla, Legorzella (Brescia) Ferér, Frere (Valcamonica, BS); Albrizi (Adro BS); Fler, Zia (Valtrompia (BS); Bolèc frer (Zone, BS); Lègor (Paitone, BS); Funs ad rura: Vigevano (PV); Brisa, Brisa bianca, Brisa mus-ciaròla: (Trentino); Porcino bianco, Steinpilz: (Alto Adige); Biancon, Fre, Carpanoti, Fonghe bavache (Veneto); Castagner (Belluno) Servaelo, Sirou, Bolè porcin (Liguria) Fungo negro, Funzo gnæo, Funzo de castagne (Genova); Servu (La Spezia); Funzi de servi, funzi de fo (Savona); Blisgòn, Bolèt, Seva (Parma); Cuplìna dal freddo (Lizzano Belvedere, BO); Anguilano (Monte Fumaiolo); Cappatello, Grezza, Porcino bianco, Moccicone (Toscana) Virnin, Vernin: Stipaiolo, Fungo cenerino, porcino di palina (Arezzo) Bianchi, Gelone, Gelatina (Garfagnana) Ceccapello, Ceppatello (Pisa, Livorno); Manetola, Taccola, Ammunita, Sivire, Sillo, Sille ‘e Castello (Campania) Sillu ‘e fagu (Calabria); Moneta, Monaciello (Basilicata); Funciu siddu, Pinnito, Testa di fagu, Testa di fau, porcino biondu (Sicilia). Con questa vasta gamma di nomi comuni, Boletus edulis è sicuramente uno dei funghi più apprezzati e ricercati nel nostro territorio, rappresentando una vera passione italiana.

]]>
<![CDATA[Bollettino Funghi]]>https://funghi.3bmeteo.com/il-bollettino-funghi/667700bb0ec27b0001db0c3aWed, 19 Jun 2024 16:58:00 GMT

Il Bollettino Funghi è un servizio sperimentale di 3B Meteo, dove, a partire da Agosto 2024, osserveremo ogni 15 giorni in linea generale la situazione di crescita dei funghi sul territorio italiano, al fine di comprendere meglio le dinamiche che regolano sviluppo e accrescimento dei protagonisti di questo straordinario Regno.

Le indicazioni fornite saranno sempre generiche e basate su osservazioni a macroscala. Questo approccio ci permette di tracciare un quadro complessivo della situazione, evidenziando tendenze e pattern generali piuttosto che dettagli specifici per singole località, pur osservabili direttamente sul nostro sistema previsionale cliccando qui.

Invitiamo tutti i lettori a partecipare attivamente, condividendo le proprie osservazioni e dati, poiché il nostro obiettivo è creare uno strumento di base utile sia per gli appassionati della ricerca di funghi, sia dello studio della micologia attraverso ricerche scientifiche, con l'auspicio di invogliare la frequentazione della Natura con rispetto e consapevolezza. In questo modo, non solo arricchiremo il sistema con informazioni preziose, ma favoriremo anche una maggiore comprensione e consapevolezza del meraviglioso mondo dei Funghi.

Grazie per il vostro supporto e collaborazione!

]]>
<![CDATA[Funghi: che cosa sono i porcini?]]>https://funghi.3bmeteo.com/porcini/66890dd57ecf4f0001ff2e07Mon, 17 Jun 2024 08:05:00 GMT

Tra i funghi più celebrati e ricercati in Italia, i porcini occupano senza dubbio un posto d'onore. Questi funghi, appartenenti al genere Boletus, sono protagonisti indiscussi nei racconti dei raccoglitori e nelle cucine dei buongustai. Con il loro aspetto massiccio e solido, cappello e gambo carnosi, i porcini rappresentano il culmine della bellezza e del sapore micologico. Ma cosa rende questi funghi così speciali e desiderati? Scopriamolo insieme.

Funghi: che cosa sono i porcini?
Meravigliosi porcini, Boletus edulis, in un bosco misto di peccio ed abete bianco.

Nel vasto e complesso Regno dei Funghi, il genere Boletus, quello dei "porcini" occupa un posto di rilievo; quando parliamo di funghi del genere Boletus, ci riferiamo a un gruppo di specie caratterizzate da un portamento massiccio e solido, con cappello e gambo carnosi; in micologia, queste entità sono definite "boletoidi". I porcini, appartenenti a questo genere, hanno carni bianche che non cambiano colore al taglio e un sapore mite, dolce e fungino; la loro superficie imeniale (quella che popolarmente chiamiamo "spugna") presenta pori e tubuli che, nei funghi giovani, sono bianchi, diventando giallo-dorati e infine olivaceo-verdastri con la maturazione.

Seguendo la classificazione moderna, in Europa solo quattro specie rientrano in questa descrizione (nel genere Boletus) e sono conosciute come "porcini":

  1. Boletus edulis: il porcino comune o brisa, riconoscibile per il suo cappello dal margine biancastro, e per il gambo robusto e reticolato; cresce prevalentemente nei boschi di latifoglie e conifere con climi umidi e miti.
  2. Boletus aereus: conosciuto come porcino nero o bronzino; è la specie più amante dei climi caldi (termofila); predilige i boschi di querce e castagni, ha un cappello scuro, bruno nerastro con sfumature color del bronzo.
  3. Boletus aestivalis: chiamato anche porcino estivo, appare nei mesi più caldi, si trova principalmente nei boschi di latifoglie e ha un cappello chiaro e vellutato; può nascere anche dopo brevi temporali.
  4. Boletus pinophilus: il porcino moro, rosso o brisa mora, amante dei climi più freschi, che si caratterizza per peso specifico elevato, l'aspetto massiccio, il cappello color rosso vinaccia; legato sia a conifere, sia a latifoglie.

Scopri le quattro specie di porcini presenti in Italia

💡
Puoi scoprire i dettagli di ciascuna delle specie di porcini presenti in Italia, cliccando direttamente sul suo nome scientifico!
Funghi: che cosa sono i porcini?
Boletus pinophilus, una delle quattro specie di funghi porcini presenti in Italia.

I porcini non sono solo apprezzati per il loro sapore delizioso ma anche per il loro valore economico; sono tra i funghi più commercializzati al mondo, con una domanda costante nei mercati internazionali; la raccolta dei porcini è una tradizione radicata in molte culture europee, dove intere famiglie si dedicano alla ricerca di questi preziosi funghi durante la stagione. È fondamentale non confondere il genere Boletus con la famiglia Boletaceae; la famiglia Boletaceae comprende molte altre specie di funghi, alcune delle quali sono spesso associate nel linguaggio comune ai boleti, come Rubroboletus satanas e Tylopilus felleus; tuttavia, per maggiore precisione scientifica, dovremmo riferirci a queste specie con il loro nome corretto, anche se può sembrare uno scioglilingua micologico.

Funghi: che cosa sono i porcini?
Leccinum versipelle, una delle tante specie di Boletaceae presenti in Italia; commestibile.

Una storia antica

I porcini, così come li conosciamo oggi, sono il risultato di milioni di anni di evoluzione; si stima che la loro origine risalga a circa 39 milioni di anni fa, anche se alcune stime indicano 34 milioni di anni; questo lungo percorso evolutivo ha permesso ai porcini di sviluppare le loro caratteristiche uniche e di adattarsi a una vasta gamma di ambienti a livello globale, affrontando importanti sfide dal punto di vista sia climatico, sia evolutivo. Un aspetto interessante del genere Boletus è che, ad oggi, nessuna specie è conosciuta come letale per l’uomo, nonostante esista una specie nota popolarmente come porcino malefico (Rubroboletus satanas) che però in realtà risulta solo debolmente tossica; tuttavia, è essenziale raccogliere i funghi con conoscenza e cautela; molti raccoglitori inesperti potrebbero confondere i porcini con specie simili ma non commestibili, amare, o indigeste; per questo motivo, si raccomanda sempre di consultare un esperto micologo prima di consumare funghi raccolti in natura.

Funghi: che cosa sono i porcini?
Rubroboletus satanas, il porcino "malefico"; è una Boletacea debolmente tossica.

Clima da porcini

Saper diversificare le giuste condizioni climatiche adatte ai porcini, non è sicuramente impresa semplice. Dato per assodato che il clima gioca un ruolo cruciale nella crescita dei porcini, una regola generica li vede prosperare meglio in ambienti con temperature moderate e un'adeguata umidità; la combinazione di piogge abbondanti seguite da periodi di sole è ideale per stimolarne la crescita; i boschi misti di latifoglie e conifere, con un sottobosco umido e ben drenato, offrono le condizioni ottimali; inoltre, l'assenza di gelate tardive in primavera e di eccessiva siccità in estate favorisce lo sviluppo di queste specie; il microclima del sottobosco, con una buona circolazione d'aria e ombra parziale, è essenziale per mantenere le giuste condizioni di umidità e temperatura; questi fattori combinati contribuiscono a creare il "clima da porcini generico", che permette a questi funghi di crescere rigogliosi e abbondanti nel territorio della nostra Penisola.

]]>